“La giornata del 18 dicembre è stata istituita nel 2000 dalle Nazioni Unite per ricordare l’adozione della Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e delle loro famiglie. Quest’anno si chiedono la ratifica e l’applicazione della suddetta Convenzione e si lancia l’appello Migrare per vivere! Fermiamo la strage!, per denunciare la tragedia dell’attraversamento delle frontiere e ricordare tutti gli uomini morti o scomparsi nel loro viaggio verso un futuro” come leggiamo nel Comunicato dell’Arci.
Migrare è una scelta di vita, eppure le rotte migratorie sono diventate spesso delle tombe, a cominciare dal Mediterraneo con i suoi ventimila morti e gli innumerevoli scomparsi. Come leggiamo nell’appello, “finché c’è un migrante scomparso, ci sarà una madre, un padre, una sorella, un amico, una compagna che lo cercheranno”.
Sempre nella gionata di oggi, di fronte al Cara di Mineo, la Rete Antirazzista catanese, l’Associazione volontari per la protezione civile Astra-Caltagirone,il Comitato di base NoMuos NoSigonella, il Comitato NoMuos OndEvitare-Caltagirone, il Comitato cittadino di Mineo “Calatino solidale” hanno organizzato un incontro interetnico dalle ore 15 alle 18, a cui interverrà il giornalista Antonio Mazzeo.
Sarà ricordato il venticinquenne nigeriano Gibson Desmond, travolto l’anno scorso da un’auto vicino al Cara e sarà ribadita la denuncia contro “la squallida operazione dell’ex ministro Maroni”, lo spreco di risorse pubbliche (6 milioni di euro l’anno solo per spese di locazione alla spa Pizzarotti di Parma, mentre con una spesa di gran lunga inferiore si sarebbero potute “accogliere altrettante persone in piccoli e medi paesi, moltiplicando i progetti SPRAR, Servizio di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati, e favorendo il loro progressivo inserimento sociale e lavorativo”.
Il Cara di Mineo, “luogo di profonde sofferenze (7 manifestazioni di protesta all’esterno e numerosi casi di tentato suicidio), ha rubato oltre un anno di vita a migliaia di migranti che avrebbero potuto usufruire subito, in caso di diniego della richiesta d’asilo, di un permesso di soggiorno per protezione umanitaria, soprattutto a quelli che provenivano dalla guerra in Libia, così come è avvenuto negli anni scorsi a chi fuggiva dalla guerra in Afghanistan ed Irak”.
A conferma di una situazione che, all’interno del Cara, resta tesa e drammatica, l’Ansa di ieri riportava la notizia di scontri tra rifugiati e militari della guardia di finanza.
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