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Io imprenditore nel baratro dell'usura

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Aveva trovato un ‘padre’ che lo aiutava nel momento del bisogno, o almeno così credeva. M.C. si è ritrovato invece nel vortice dell’usura fino a che ha deciso di denunciare il suo usuraio, trovando, proprio grazie ai carabinieri, l’appoggio dell’Asaec, associazione anti-estorsione e anti-usura di Catania.
Quella che stiamo per raccontarvi è una storia come tante, la storia di un piccolo imprenditore che ha deciso di ampliare la propria attività e di diversificarla, entrando in settori commerciali diversi da quello di provenienza. Lo ha fatto perchè credeva di potere sfondare e perchè riteneva di avere alle spalle un ‘amico’, qualcuno che gli aveva già prestato del denaro a basso tasso di interesse.
Ma le somme di cui aveva bisogno per mettere su non solo un negozietto, ma più punti vendita, uno dei quali in un centro commerciale, erano molto consistenti e anche i tassi d’interesse ‘amicali’ diventavano sempre più alti, soprattutto da quando -per un assegno protestato- le banche gli avevano chiuso le porte. “Hai bisogno?” chiedeva sempre lo ‘zio’ e il debito aumentava insieme ai tassi…
Quando gli affari cominciano ad andare male ed M.C. non riesce più a ‘rientrare’ dal suo debito, lo ‘zio’ lo chiama in continuazione per sollecitare i pagamenti e, non appena si rende conto che il suo ‘protetto’ è intenzionato a denunciarlo, diventa aggressivo e passa alle minacce, rivolte a tutta la famiglia.
Ma ormai l’usurato non ha nulla perdere e va dai carabinieri. Il comandante della caserma ha conosciuto l’Asaec nel corso di incontri di formazione e chiama l’associazione, per conto della quale un avvocato penalista stenderà una relazione molto chiara in grado di facilitare il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura.
L’imprenditore può, a questo punto, fare istanza per usufruire dei benefici previsti dalle legge 44 del ’99 (voluta proprio dalle associazioni), riservati agli imprenditori che hanno denunciato e possono provare i danni ricevuti.
Attraverso un iter che coinvolge prefettura e procura, si cercano i riscontri probatori e si procede alla ricostruzione degli importi, un’operazione difficile perchè si tratta di somme che non trovano riscontro in alcuna ricevuta.
La cautela è infatti d’obbligo, anche da parte della stessa associazione, che deve ponderare bene i casi prima di assumerli in carico. I volontari sanno che non sono mancati ‘furbi’ che hanno denunciato per usura fornitori che non potevano pagare.
Allo stato attuale M.C. ha già ricevuto dallo Stato una parte dei soldi e riaperto un negozio, riceverà il saldo quando gli estortori saranno condannati. In 10 anni dovrà poi restituire la somma, che si configura come un mutuo senza interesse e non come un finanziamento a fondo perduto. Se gli imputati dovessero essere assolti, dovrà restituire l’anticipo ricevuto.
All’ultima udienza, alcune delle parti -in primis l’usuraio- non si sono presentate. Il processo è stato rinviato (un’assenza strategica, dunque?) e ancora una volta la macchina giudiziaria, con la sua lentezza, ha tradito le aspettative di chi aspetta giustizia.
Durante le lunghe e difficili indagini, durate due anni, pare sia emersa l’appartenenza dello ‘zio’ usuraio ad una organizzazione criminale, della quale potrebbe far parte anche un rappresentante delle forze dell’ordine.
Una svolta importante si sarebbe verificata, ci dice Linda Russo, che è stata presidente dell’Asaec, se altre vittime avessero denunciato, ma la paura e la situazione di dipendenza in cui vivono gli usurati, li induce a tacere.
Quello di usura è un “reato sommerso” -conferma Giusi Mascali, avvocata dell’associazione- “che emerge in percentuale bassissima. Le denunce, inoltre, spesso arrivano troppo tardi, quando non c’è più nulla da fare, perchè chi ha pagato l’usuraio non ha pagato le tasse, l’affitto, le tratte… Ecco perchè il messaggio che noi diamo è quello di fermarsi in tempo.”
Tra le cause del ricorso all’usura c’è la mancanza di cultura d’impresa. Chi fa impresa senza una adeguata preparazione, commette spesso errori irrimediabili. Scambiando, ad esempio, l’incasso per il guadagno (come se non ci fossero da calcolare altri fattori, il rinnovo del magazzino, i costi di ammortamento…), valuta positivamente la propria incerta attività e si lancia in altre avventure, facendo il passo più lungo della gamba. Oppure distoglie denaro da una attività per concentrarlo su un’altra (un’operazione che qualcuno fa a scopo di truffa).
L’attuale crisi economica è certo un’aggravante, gli affitti aumentano in maniera insostenibile, l’apertura dei centri commerciali ha spostato la clientela fuori dal centro storico, sempre meno attrattivo, le banche chiudono le porte a chi non dà adeguate garanzie. Il ricorso all’usuraio può apparire come l’unica strada praticabile, paradossalmente più facile del cambiamento dell’approccio imprenditoriale, che potrebbe invece garantire reali possibilità. Le saracinesche abbassate che vediamo lungo le strade ci testimoniano la crisi, ma non ci dicono che il commerciante spesso ha chiuso ‘per usura’.
C’è di più. L’usura non riguarda solo le imprese, coinvolge anche le famiglie. Si tratta di un fenomeno ancora più nascosto, che nessuno denuncia. Nei confronti dell’usuraio si crea infatti una situazione di dipendenza, dopo tutto è la persona cui ricorrere nel momento del bisogno, anche perchè verso le famiglie il suo comportamento è, in genere, meno aggressivo. Ma c’è anche la paura e mancano, in questo caso, gli incentivi previsti per gli imprenditori che denunciano.

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