Ci sono i magi, arrivati anzitempo, la Madonna e San Giuseppe, ma nelle grotte e nelle capanne trovano posto personaggi non canonici, non solo i pastori del Presepe tradizionale ma insieme ad essi, alcuni oggetti e delle foto. E’ diverso, singolare, forse incanta meno delle classiche ricostruzioni della grotta di Betlemme, ma sicuramente fa riflettere e invita alla solidarietà e ad una nuova umanità, questo simbolo del Natale 2012, posto alla sinistra dell’altare maggiore della Chiesa dei S.S.Pietro e Paolo e realizzato da due ragazzi della parrocchia, Gigi Musmeci e Papi Pitruzzello.
Nella capanna centrale c’è un homless, la barba lunga, le bottiglie di vino per terra, vecchi giornali a proteggerlo dal freddo. In un altro spazio i resti del naufragio di migranti, pezzi di barca, una scarpa di bambino, una di adulto, una maglietta. Altre capanne ospitano i poveri del terzo mondo, dell’Africa nera. E ancora più in là, le mani tese a chiedere cibo, gli affamati della terra. Nel fondo, su una gru, una scritta “Siamo tutti sulla gru dei senza lavoro e senza futuro”.
Sulla destra, una città di grattacieli, negozi e griffes, Mc Donald’s, Dolce e Gabbana, Martini… La città del consumismo è difesa da un muro. Su ogni mattone una parola: individualismo, indifferenza, egoismo, conformismo, distacco, apatia, bullismo, razzismo, intolleranza… Ma il muro è per metà abbattuto dallo spirito del Natale, dal suo messaggio di condivisione, di amore, rappresentato -senza alcuna retorica- da una pastorella con un’oca tra le braccia. E la città dell’odio non è più protetta, adesso.
La centralità della capanna unica, con Gesù Bambino, la Madonna e Giuseppe, attorno a cui ruotano tutte le altre figure del presepe tradizionale, è stata quindi sostuita da una rappresentazione policentrica, in cui gli uomini sofferenti sono altrettanti Cristi già crocifissi e le madri altre Marie non meno tenere e tragiche.
Il messaggio è chiaro; per coloro che non avessero ancora capito, accanto al Presepe della Comunità parrocchiale S.S. Pietro e Paolo, ci sono dei foglietti che ognuno può prendere, leggere e conservare. In versi, come in un salmo del XXI secolo, c’è scritto:
Una città dispersa tra/le sue stesse strade./ Sommersa dal suo cemento, /intrappolata dalle sue stesse mura.
Una fuga, una ricerca/del vero spirito del Natale./ Uno spirito che non dimora/ dietro le vetrine agghindate,/nè nelle tavole imbandite o/ nelle sgargianti insegne dei negozi.
Uno spirito fatto non di cose ma/di presenze, di gesti di umanità,/di solidarietà fraterna.
Fatto di testimonianze e/di sguardi che danno voce,/attraverso le foto, a realtà che non hanno voce.
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