Stavolta nessun balletto sulle cifre,
Migliaia di giovani, e meno giovani, uniti dallo slogan “il vostro debito non lo paghiamo”, hanno denunciato il fallimento del governo ‘tecnico’, che sta facendo pagare la crisi ai settori sociali più deboli attraverso una continua erosione dei salari, l’aumento della disoccupazione, la demolizione dello stato sociale e dei diritti.
Accanto a un fiume di studenti di quasi tutte le scuole superiori catanesi e a un numero meno consistente di universitari, hanno partecipato al corteo molti lavoratori del pubblico impiego, delle cooperative sociali e dei servizi. Particolarmente significativa la presenza di docenti e personale della scuola.
L’invito a partecipare al corteo, promosso dai Cobas, è stato, infatti, raccolto da un numero decisamente inusuale di lavoratori, che, dietro agli striscioni delle singole scuole, hanno sfilato alla testa del corteo.
Al termine del quale, un nutrito gruppo di insegnanti del Cutelli (contestando l’aumento dell’orario di lavoro a parità di salario) ha simulato una correzione di compiti scritti, per ricordare la complessità del lavoro docente, che non si esaurisce certo nelle ore di lezione frontale.
Arrivati in piazza Stesicoro, una piccola digressione: svolta verso corso Sicilia per denunciare il ruolo delle banche e quello della SERIT, quest’ultima simbolicamente accerchiata dai manifestanti.
Ritornati in via Etnea si è proseguito verso la Prefettura, dove la CGIL, che non ha partecipato al corteo, aveva organizzato un presidio. Ai presenti, alcune centinaia, i manifestanti hanno proposto di proseguire insieme, in nome degli interessi comuni di tutti i lavoratori, invito parzialmente accettato.
Così, mentre una delegazione di Cobas, docenti idonei ad altri compiti e precari ATA era accolta in Prefettura, il resto del corteo ha proseguito verso la meta della ‘movida’ catanese, piazza Teatro.
Microfono aperto e confronto fra le tante realtà presenti per proseguire nella comune mobilitazione,
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