Esordisce così la giornalista Claudia Campese, presentando alla Feltrinelli di Catania il libro: “Il caso De Mauro” di Giuseppe Pipitone, 25 anni, giornalista de “Il Fatto quotidiano”. L’autore definisce l’uccisione di De Mauro (prelevato davanti a casa la sera del 16 settembre 1970 e poi strangolato e sciolto nell’acido) “il paradigma di un delitto di Stato“.
”A quel tempo De Mauro stava collaborando col regista Francesco Rosi per il film su Enrico Mattei e aveva scoperto che l’aereo sul quale questi viaggiava era stato manomesso all’aeroporto di Catania, con l’introduzione di una bomba che poco dopo sarebbe esplosa.
Ma queste notizie sui due delitti, a distanza di 50 anni dalla morte di Mattei e di 42 da quella di De Mauro, sono ancora “ufficiose” perché nessuna sentenza le ha mai riconosciute “ufficialmente”. Mattei è morto in un incidente e De Mauro è sparito nel nulla.
Lo scrittore Luciano Mirone, tra i presentatori del libro di Pipitone, ha molto insistito sul controllo esercitato da Stato, Servizi segreti nazionali e internazionali, massoneria affinché chi indaga e scrive su certi eventi lo faccia entro i limiti di un’unica “versione ufficiale”. Così, tra l’altro, non corre il rischio di fare la fine di certi cani sciolti…
Ma nel libro “Il caso De Mauro” si parla anche della personalità di questo giornalista, vissuto da fascista delle SS Italiane fino a tutto il 1945 e poi arrivato a Palermo sotto un falso nome; che ha scritto per vari giornali fino all’approdo a “L’Ora,” dopo essere divenuto un comunista convinto.
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