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Migranti, Stella e i bambini invisibili

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Loro come noi. E le donne e i bambini sicuramente, pagano i prezzi più alti. Parliamo dei migranti italiani e non, dei loro figli, delle loro mogli, delle condizioni disumane in cui vivevano e vivono. Ridotti al silenzio, all’invisibilità.
Storie che ci  ha raccontato Gian Antonio Stella dalle pagine  de Il corriere della sera, riferendosi, senza andar lontano nel tempo, solo a ieri l’altro, al millenovecentosettanta o ottanta. Quando il leader razzista svizzero Schwarzenbach, che scatenò tre referendum contro i nostri emigrati, diceva delle loro mogli e figli:”Sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle. Che minacciano nello spettro d’una congiuntura lo stesso benessere dei cittadini. Dobbiamo liberarci del fardello”.
Una sentenza della prima sezione penale della Cassazione, firmata, qualche anno fa, da Edoardo Fazzioli, ha però, assolto l’immigrato macedone Ilco Ristoc, stabilendo che non si può criminalizzare un padre (peraltro regolare) che porti illegalmente con sé la figlia in un paese straniero se l’alternativa è abbandonarla in patria al suo destino.
Il verdetto non è piaciuto al leghista Paolo Grimoldi che ha accostato la magistratura all’eversione. E ancor meno alla berlusconiana Isabella Bertolini che ha parlato di “mazzata alla legalità” con “la legittimazione di un comportamento palesemente illegale “.
I due non conoscono tante storie private di dolore e segregazione. E hanno dimenticato che la Svizzera ospitò per decenni decine di migliaia di bambini italiani clandestini. Portati a Berna o Basilea dai loro genitori siciliani e veneti, calabresi e lombardi, a dispetto delle leggi elvetiche contro i ricongiungimenti familiari.
In un libro «Versteckte Kinder» (Bambini nascosti) , due studiosi svizzeri, Marina Frigerio e Simone Burgherr, hanno raccontato la storia di questi bambini, interdetti, cancellati, sepolti vivi per anni, in loculi e anfratti, nelle periferie delle città industriali.
Erano gli stessi loro genitori che li implorarono di stare zitti, di non giocare, di non piangere. Così una ragazzina ha vissuto per tredici anni. Un’altra è rimasta per ore con le costole rotte. Non erano casi isolati. Quei bambini italiani clandestini in Svizzera erano trentamila. C’erano scuole nascoste e orfanotrofi di frontiera ai quali i genitori affidavano i piccoli scoperti e denunciati.
Anche oggi i nostri poveri vivono stipati come polli in spazi angusti e nessuno chiede loro il reddito o la pianta della casa. Ai nostri immigrati le leggi impongono di guadagnare 5.142 euro più altri 2.571 per la moglie e ciascuno dei figli e di avere a disposizione tanti metri quadri a persona quanti i meno abbienti tra gli italiani non possono permettersi.
«Non ridere, non piangere, non giocare» I 30 mila piccoli italiani illegali in Svizzera – Corriere della Sera

1 Comments

  1. …”bambini interdetti,cancellati,sepolti vivi in loculi e anfratti”…che devono “stare zitti,non giocare,non piangere”…: esattamente come adesso, nel 2012,anche se i topi li hanno rosicchiati o hanno malattie veneree terribili ma portarli in ospedale potrebbe avere conseguenze e allora è meglio portarli al massimo all’ambulatorio di qualche associazione di volontariato dove un medico volontario li medicherà e non dormirà la notte…

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