Categories: Istruzione

Scuola, per i Cobas Profumo di inganno

Ci aveva già pensato l’ultimo governo Berlusconi, con il Decreto Sviluppo, a limitare per tre anni le assunzioni nella scuola alla sola copertura dei posti di chi è andato in pensione. Il Decreto di autorizzazione delle assunzioni in ruolo per l’a.s. ‘12-’13, firmato il 28 agosto dal governo Monti, continuando su questa strada, prevede l’assunzione di soli 21.112 docenti su tutto il territorio nazionale e neanche una unità di personale ATA. Ancora un passo indietro rispetto all’anno scorso, in cui le assunzioni sono state di 30.500 docenti e 36.700 Ata,
Ma non basta “dare” i numeri, se non ci si ragiona sopra. Nel comunicato del 30 agosto i Cobas Scuola, oltre a fare il punto della situazione, cercano di spiegare le logiche dell’azione di governo.
Perchè bloccare l’assunzione degli Ata (personale tecnico e di segreteria)? Perchè ci si propone di spostare sui posti vacanti di questa categoria i docenti cosiddetti inidonei, di cui Argo ha già parlato.
Per i docenti di sostegno sono previsti 1991 posti a fronte dei circa 38.000 occupati da supplenti. Si tratta quindi non di posti di lavoro nuovi, ma della stabilizzazione di alcuni dei precari che ogni anno vengono assunti e poi licenziati alla fine delle lezioni.
Il tutto per realizzare un risparmio. Chi va in pensione, infatti, è al massimo dello stipendio tabellare, mentre chi entra “avrà bloccata la ricostruzione di carriera per 9 anni a seguito dell’accordo bidone, il Contratto separato per i nuovi assunti firmato da CISL-UIL-SNALS-GILDA il 19 luglio del 2011”.
Il personale precario è comunque un personale sottopagato anche se svolge la stessa funzione del personale stabilizzato.
Ecco perchè l’Amministrazione evita di trasformare i posti dell’organico di fatto in organico di diritto. Solo su questi ultimi sarebbero possibili le immissioni in ruolo. Sull’organico di fatto si attribuiscono invece solo supplenze annuali, a cui si aggiungeranno quelle temporanee per la sostituzione del personale assente.
La conseguenza più evidente è la mancanza di continuità didattica per gli studenti e quindi un servizio di minore qualità da parte della scuola.
“In questa situazione, ai margini della seduta del Consiglio dei Ministri del 24/8 sono stati annunciati, tanto per turlupinare i giovani neolaureati e i meno giovani ed “anziani” delle G.A.E., non uno ma ben due concorsi a titoli ed esami, che saranno banditi sull’ingannevole base ideologica del cosiddetto merito dei giovani”, scrivono i Cobas nel comunicato.
Nel “puzzle” non rientrano coloro che sono in procinto di frequentare il Tirocinio Formativo Attivo (TFA) transitorio, previsto dal nuovo Regolamento per la formazione degli insegnanti.
“Insomma la confusione è enorme -sostengono i Cobas- e tutto pare fatto apposta per tenere sotto scacco i precari, addirittura con dichiarazioni di politici di abolire le G.A.E. e lasciar spazio ai giovani da reclutare per concorso”
Con quale sistema verrebbero selezionati i più meritevoli? Con quello dei quiz nozionistici che nulla dicono dell’attitudine all’insegnamento e della padronanza di adeguate metodologie? Con improbabili simulazioni di lezioni tenute da persone alle quali sono stati già riconosciuti, con l’abilitazione, i requisiti necessari all’insegnamento?
All’incertezza i Cobas rispondono con le loro proposte:
Investire nella scuola, ridurre il numero degli allievi per classe, assegnare risorse per la lotta alla dispersione scolastica, sbloccare i pensionamenti. Con tutto questo ci sarebbero i posti per tutti, per i precari delle GAE, come per migliaia e migliaia di neo-laureati, fondando un nuovo modello di sviluppo per uscire dalla crisi proprio sulla scuola, la formazione e la ricerca”
Su queste finalità intendono riprendere l’iniziativa, a partire dai giorni in cui, nelle scuole-polo, saranno fatte le convocazioni per assegnare i contratti a tempo determinato. E chiedono inoltre ai colleghi di rifiutarsi “di effettuare le prove di verifica dei sospesi in giudizio (esami di riparazione)”.
Leggi il testo del comunicato

Argo

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