Il mare di Sicilia non si tocca, meglio l'oro blu dell'oro nero

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Si è concluso a Catania, il 5 agosto, il tour promosso da Greenpeace Italia per bloccare le ventinove richieste (undici già concesse) di trivellazione nel Canale di Sicilia. “U mari nun si spirtusa” questo lo slogan della campagna, iniziata a Palermo il 13 luglio, attraverso la quale la nota Associazione ecologista ha denunciato i drammatici effetti che produrrebbero le trivellazioni nel nostro mare.
Effetti disastrosi rispetto alle vita delle specie animali e vegetali presenti nel Mediterraneo, ma anche rispetto all’economia dell’Isola, che rischierebbe di subire un vero e proprio tracollo dal punto di vista paesaggistico, turistico e della pesca.
In quasi un mese di campagna itinerante a bordo della nave Astrea (che, prima di giungere nel capoluogo etneo, ha toccato le coste del trapanese, dell’agrigentino e del ragusano) Greenpeace (grazie alla collaborazione dei ricercatori dell’ISPRA) ha documentato come il Canale di Sicilia sia uno dei punti più ricchi di biodiversità del Mediterraneo. Motivo in più per non esporlo ai rischi derivanti dai disastri petroliferi sempre in agguato, come testimoniano le cronache degli ultimi anni.

Ma Greenpeace ha denunciato anche le condizioni favorevoli, per usare un eufemismo, che il governo italiano garantisce ai petrolieri: le imposte da pagare sono, infatti, meno della metà rispetto a quelle in vigore in Australia o negli Stati Uniti. In sostanza, alla Sicilia i problemi, ai petrolieri (comprese le compagnie italiane Edison e Eni) i guadagni.
Non stupisce, perciò, che la campagna per fermare le concessioni, come si può leggere nel sito di Greenpeace, “ha coinvolto ben 43 sindaci siciliani, il governo della Regione Sicilia, associazioni di pescatori, comitati locali e oltre 30.000 persone che hanno firmato la petizione on line! Tutti uniti per chiedere al Ministero dell’Ambiente di fermare le trivelle e tutelare questo meraviglioso mare e le coste che vi si affacciano”.
Tra coloro che hanno aderito all’appello ricordiamo lo scrittore Andrea Camilleri, i comici Ficarra e Picone, l’erodeputato Rita Borsellino, il sindaco di Palermo Orlando. L’ Amministrazione comunale di Catania ha aderito ‘in zona cesarini’ ed è stata presente con un proprio rappresentante alla tappa conclusiva.
Tra i momenti più significativi vogliamo ricordare l’immagine di un gruppo di giovani volontari colorati di nero sulla bianchissima scogliera di Scala dei Turchi e lo striscione, con lo slogan ‘meglio l’oro blu dell’oro nero’, srotolato, al largo di Pozzallo, nelle acque prospicienti la piattaforma petrolifera Vega-A.
Ma, soprattutto, va sottolineata la grande attenzione e la condivisione della campagna che ha accompagnato l’intero tour. Per questo siamo certi che l’impegno continuerà sino a quando il canale di Sicilia sarà dichiarato zona ecologica protetta.
Infatti, come ha scritto Giorgia Monti (responsabile Campagna Mare) “la battaglia non si ferma qui: consegneremo l’Appello direttamente al Ministero dell’Ambiente insieme ai sindaci che hanno aderito chiedendo di fermare ogni progetto di trivellazione nel Canale di Sicilia e avviare processi che garantiscano la tutela delle sue aree più sensibili. ‘U mari nun si spirtusa’ continuerà a essere il nostro motto”.
E’ ancora possibile firmare l’appello contro le trivellazioni, al seguente link

1 Comment

  1. non basta lanciare appelli, fare denunce on-line, conferenze e manifestazioni. Bisogna DENUNCIARE seguendo le procedure di legge e cioè presentare denunce presso le procure della Repubblica e poi seguire l’istruttoria. In difetto si ottiene solo di gonfiare i commenti, sollecitare critiche e nulla più. Tutto cade nel dimenticatoio. Solo con l’azione penale che bisogna sollecitare nella maniera più corretta si possono ottenere buoni risultati.Il mio consiglio è il seguente: costituire comitati di difesa e coinvolgere avvocati penalisti di vaglia che siano competenti in materia di reati ambientali. Il settore è specialistico e difficile. Bisogna coinvolgere architetti, ingegneri e geologi.E poi costituirsi PARTE CIVILE A NOME DELLE VARIE ASSOCIAZIONI. Bisogna interessare e sollecitare e smuovere ITALIA NOSTRA .Fare costituire parte civile LEGAMBIENTE. DIVERSAMENTE SI FANNO SOLO BOLLICINE E NULLA PIù.

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