Vittoria Giunti combattè contro il fascismo prima, contro la mafia poi, per la democrazia e per i diritti delle donne sempre. Nasce e vive a Firenze; poi si trasferisce a Roma dove studia e si laurea frequentando altresì, il gruppo di fisici di via Panisperna, quello di Fermi, lo stesso del quale faceva parte anche il catanese Ettore Majorana. Assistente all’Università di Firenze prima della guerra, Vittoria partecipa poi alla Resistenza come staffetta partigiana. Durante il periodo della Costituente fu componente di diverse commissioni nazionali tra cui quella per il voto alle donne. Fu direttrice della casa della Cultura di Milano e della rivista Noi donne.
Durante la lotta di liberazione conosce il siciliano Salvatore Di Benedetto, arrestato con Vittorini nel 43, che sarà il suo compagno per il resto della vita e che più tardi diventerà sindaco di Raffadali, deputato e senatore della Repubblica. Ma allora non era che un partigiano ferito. Si innamorarono e dopo il 25 Aprile decisero di andare a vivere insieme, in Sicilia. Di Benedetto la portò con sé a Raffadali, dove lei vivrà fino alla morte, avvenuta il 3 giugno del 2006.
In Sicilia trovò un’altra lotta di liberazione, quella dei contadini contro i padroni e contro la mafia che li spalleggiava. Sono gli anni dell’occupazione delle terre. Vittoria conquista la fiducia dei siciliani che non nutrono per lei, donna del Continente, alcuna diffidenza. Nel 1956 diventa così la prima sindaca della Sicilia, a Santa Elisabetta, un piccolo centro dell’Agrigentino. Vi porterà l’acqua, le scuole i servizi. Farà capire il significato della parola democrazia. Sei anni fa, morendo, ha raccomandato ai giovani: “Ragazzi miei, se ho resistito io così dovete resistere anche voi”.
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Da quello che leggo,mi sembra doveroso intestare una Strada, o una Piazza,a Vittoria Giunti,ma non solo perchè è stata la prima donna a fare da Sindaca,in Sicilia,ma soprattutto per il suo passato di Scienziata,di Partigiana,che penso siano ruoli e qualità,di sicuro molto importanti!