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Il mare negato, proiettato, sognato

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L’Arte per promuovere l’azione civile, per denunciare degrado e abbandono. Proiezioni, video, installazioni per una due giorni organizzata a giugno dal Gruppo Azione Risveglio. Lo ha seguito per Argo Simona Barberi, una giovane archeologa catanese che ama Catania e vorrebbe vederla rinascere.
E alla fine dello scorso giugno per un giorno alcuni catanesi fortunati hanno rivisto il mare, lì dove un tempo scorreva … sotto gli Archi della Marina. Il mare è apparso ai loro occhi come d’incanto … la realizzazione del desiderio di molti. Catania, una città sorta sul mare … ma che il suo mare non vede più.
L’illusione del mare è opera di una installazione pensata da Arturo Giusto con vele di polietilene dove, sotto gli Archi della marina, per una sera è stato “proiettato il mare”. E’ la tappa finale di un evento creato dal G.A.R. (Gruppo Azione Risveglio), movimento catanese che, nato in rete da qualche anno, mira a risvegliare la coscienza civica dei cittadini catanesi.
La loro pagina http://gruppoazionerisveglio.wordpress.com/ recita: “cittadini che vorrebbero vivere in una Catania migliore”, un invito al “Risveglio” come voglia e desiderio di contrastare lentezza, indolenza e noncuranza. Ed ancora: “Reclamiamo etica e sviluppo efficienza e bellezza, condivisione e responsabilità”. Particolarmente originale è la loro forma di “protesta” che con la forma dell’arte e con l’arte del GARbo riesce ad entrare nell’anima dei cittadini.
L’ultima azione si è concretizzata in una due giorni all’insegna della denuncia “C’era una volta … il mare” … L’iniziativa è stato un modo gioioso per dire no al proseguimento di una serie di azioni che hanno separato il mare dai catanesi, dal porto che da anni ha allontanato la sola visione del mare ai progetti di realizzazione di una darsena commerciale all’interno del porto stesso fino al raddoppio ferroviario, che comporterebbe peraltro anche una serie di demolizioni nel cuore del centro storico.
Per dire no a tutto questo il G.A.R. ha organizzato una serie di iniziative fra il 29 e il 30 giugno scorso: l’installazione sotto gli Archi è stata la tappa finale della “parata dei cento tamburi”, una sorta di movimento ondoso fatto di tante ragazze vestite e “dipinte” con i colori dell’acqua che con le loro danze, al ritmo dei tamburi suonati da giovani trascinati su due carri hanno sfilato, da piazza Roma, attraverso via Etnea fino a piazza Duomo e poi giù per via Vittorio Emanuele verso piazza San Placido … fino agli Archi.
Sfilata intervallata da tappe – stazioni con musiche, danze dal mondo – fino a raggiungere gli Archi dove accanto alla emozionante installazione di Arturo Giusto è stata allestita una mostra fotografica. Una denuncia sul degrado e abbandono del waterfront catanese dal porto di Ognina fino ai lidi della Playa realizzata attraverso l’obbiettivo dei fotografi catanesi Fabrizio Villa, Luca Guarnieri, Valerio D’Urso, Rosaria Forcisi, Gianluigi Primaverile e altri artisti catanesi.
Nella serata del 30 il trapanese Gaspare Balsamo ha emozionato con il suo “cuntu” canto “Muciara: non è più un mare per tonni” percorso personale attraverso il ricordo anche sensoriale della pesca dei tonni nella tonnara della sua città natale. Nella stessa serata la proiezione di due documentari legati ai temi della pesca e del mare “Thalassa”” di Gianluca Agati in cui l’autore attraverso i pescatori siracusani, racconta la morte della pesca nel mare di Siracusa. L’altro documentario “Il porto di Ognina” di Elena Russo e Paolo Conti: una testimonianza delle difficoltà dei pescatori del porticciolo di Ognina che a causa dei danni provocati dalla pesca a strascico hanno assistito alla scomparsa del loro mestiere e al tempo stesso una denuncia della perdita di dell’identità del borgo di pescatori dovuta alla sua trasformazione in porto turistico. Di fatto i catanesi sono stati privati anche ad Ognina del loro mare …
 

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