/

Una firma per salvare il paesaggio catanese

3 mins read
Una mappatura seria di case e capannoni del Catanese non utilizzati, per combattere l’aggressione del cemento a favore di un piano urbanistico serio che riqualifichi città e provincia etnea. Lo vogliono gli esponenti del comitato catanese di “Salviamo il paesaggio. Difendiamo i territori“, forum nazionale nel quale si riconoscono associazioni e singoli cittadini. Ospitiamo qui di seguito l’intervento di Valentina Vella esponente del Comitato provinciale.

I centri commerciali sono davvero lo sviluppo che vogliamo? Parte una campagna firme a Catania contro la cementificazione selvaggia. Una campagna firme per sapere quante abitazioni e quanti fabbricati industriali, vuoti, sfitti, non utilizzati e quante aree edificabili (residue e nuove) ci sono oggi all’interno dei confini di Catania e Provincia. L’obiettivo è quello di combattere la cementificazione selvaggia e avviare un piano urbanistico serio e razionale, volto alla riqualificazione e al restauro degli immobili già esistenti, al recupero degli spazi verdi e alla lotta all’edilizia che si nutre di interessi privatistici e basati sull’illegalità.
E’ il primo passo della “campagna di censimento” portata avanti dal Comitato locale di Catania di “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori”, forum nazionale che a soli pochi mesi dalla sua nascita ha già raccolto l’adesione di circa 600 organizzazioni e di oltre 10mila cittadini. A dimostrazione che il verde oggi è una questione di cui non si può non parlare.

Non si può non parlarne perché negli ultimi 30 anni abbiamo cementificato un quinto dell’Italia, circa 6 milioni di ettari; perché ci sono 10 milioni di case vuote, eppure si continua a costruire; perché i suoli fertili sono una risorsa preziosissima e non rinnovabile. E perché questi terreni fertili sono un bene comune, un bene di tutti, e i veri proprietari, cioè i cittadini, hanno il diritto di sapere come la propria amministrazione ha deciso di utilizzarli.
Oggi, un piano urbanistico intelligente, dunque, non può che tendere ad una cementificazione pari a 0, o almeno ad un’eliminazione dell’edificazione selvaggia e deregolamentata. Fermare la cementificazione selvaggia non vuol dire contribuire al collasso di un settore già in crisi, quello edilizio, come ci vogliono far credere. Significa invece favorire le imprese inserite all’interno di un progetto volto allo sviluppo sano e positivo di un territorio, capace di accrescere l’occupazione perchè una buona specializzazione dell’edilizia offre sempre occasioni di lavoro.
Ma la questione va ben oltre e chiama in causa ovviamente anche l’impatto ambientale, il diritto alla salute, la prevenzione di catastrofi determinate dalla crescente impermealizzazione del territorio (frane, alluvioni, …), ma anche la legalità, il turismo e la conservazione della propria identità architettonica.
Sapere cosa si vuole fare del nostro verde, decidere di salvarlo, non è quindi una questione ideologica, ma razionale e matematica. E’ impensabile che in un mondo a risorse limitate si continui a gestire il territorio come se le sue risorse fossero infinite. Prima o poi dovremo fermarci, perché lo spazio su cui costruire sarà finito, ma quando ci fermeremo avremo perso milioni di ettari per sempre.
Non è un caso che il settore turistico che oggi va per la maggiore sia proprio quello naturalistico; proprio perché gli spazi non edificati, dove è possibile per km non vedere una costruzione all’orizzonte, oggi sono una risorsa rara, ma anche sempre più richiesta. E non è un caso anche che uno dei centri commerciali più grandi d’Europa si trovi proprio in una delle aree più depresse del Continente, appunto la Sicilia.
Cosa fare allora? Il Forum nazionale presenta un’alternativa, un’occasione da non perdere: avviare un articolato progetto destinato a cambiare le cose, partendo dal presupposto che nessun discorso in tale ambito può essere fatto senza aver prima effettuato un censimento approfondito. Occorre avere prima i dati alla mano, insomma.
Si tratta di un altro esempio di democrazia partecipata. Una forma di attivismo che ha dimostrato di funzionare, superando quelle problematiche e quei limiti sofferti dalle lotte di qualche anno fa. Rispetto al passato, possiamo contare su una maggiore e diffusa consapevolezza della cittadinanza e sulla nascita di una comunicazione orizzontale che permette un’efficiente e massiccia messa in rete tra i cittadini di tutto il mondo.
Per partecipare alla campagna di censimento, conoscerne tutti gli aspetti o semplicemente sapere come e dove firmare, è possibile contattare direttamente la referente del Comitato locale di Catania e Provincia di Salviamo il Paesaggio, Valentina Vella (vella.valentina@gmail.com/3470535922), oppure visitare il sito http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/. Al momento, è possibile firmare anche recandosi presso il Museo dell’Erboristeria, in via Crociferi 16, tutti i pomeriggi dalle 17 alle 21, esclusi domenica e lunedì, oppure contattando la redazione di TRIBEART (redazione@tribeart.it).
Valentina Vella
Referente Comitato locale di Ct e Provincia
Forum nazionale “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori”.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Ambiente