In un film Guccione e il Mare con la maiuscola

Osservare un pittore mentre dipinge non è facile. Noi, però, ci siamo riusciti: grazie al regista Nunzio Massimo Nifosì e al suo film “Piero Guccione, verso l’infinito” siamo entrati nell’atelier del pittore di Scicli. Abbiamo così potuto tuffarci nelle atmosfere rarefatte delle marine guccioniane ma anche in quelle naturali della campagna e della costa ragusana. Sullo schermo e sulle tele, la sabbia di Sampieri, la fornace Penna, i muretti a secco, le “chiuse”, i possenti carrubi che abbracciano piccoli mandorli. Dalla terra alla tela e viceversa.
E poi , sempre, ossessivamente, ostinatamente e sopra tutto, il mare. Meglio, il Mare. Bisognerebbe usare la M maiuscola, quando si scrive del mare di Guccione. Dice Nunzio Massimo Nifosì: “Ho sempre amato quel suo sguardo per le cose, la sua lirica malinconia, l’utilizzo del colore, la sperimentazione, l’osservazione e l’incanto per la natura ma anche la sua capacità di dare evidenza a cose che i nostri occhi non riuscirebbero a vedere. Ho filmato frammenti della sua vita quotidiana entrando nel suo studio, spazio riservato a pochi intimi, sperando di restituire allo spettatore parte della poesia contenuta nelle opere di colui che è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi maestri dell’arte contemporanea”.
Dopo essere stato proiettato al Festival Internazionale del Film di Roma, al Festival del Cinema Italiano di Madrid e nel corso dell’ultima Biennale dell’Arte di Venezia, il film di Nifosì è approdato a Catania, prima tappa di un piccolo tour che ha portato in anteprima il documentario in Sicilia (a Catania il 15 febbraio nella Multisala Ariston, h. 19,30 e h. 22,00 ; a Scicli il 18 Febbraio nel Cine Teatro Italia, h. 19,30 e h. 22,00; a Vittoria il 23 Febbraio nella Multisala Golden, h. 19,00 e h. 21,30 e infine a Palermo domenica 26 febbraio nel Cinema Imperia, h. 19,30 e h. 21,30).
Le immagini si legano ai silenzi, (e viene alla mente la definizione di Bufalino della pittura di Guccione, “un silenzio che si fa luce”) e questi si sciolgono nelle musiche, il violoncello di Giovanni Sollima e le note di Franco Battiato, certo, ma anche i rumori, il vento, il mare, gli strumenti della pittura, i passi e le voci.
Nel film parlano di lui, di Guccione, esponenti dell’arte contemporanea e della cultura, Marc Fumaroli, Vittorio Sgarbi, Guido Giuffrè, Marco Goldin,  Tahar Ben Jelloun, Franco Sarnari, Sandro Manzo, Fiamma Arditi, Lorenzo Zichichi, Claude Bernard, Stefano Malatesta, Sonia Alvarez, compagna di vita e d’arte, lo stesso Nifosì. I critici d’arte, Maurizio Calvesi che definisce il tratto di Guccione “poesia picta” e Michael Peppiatt, che così descrive il maestro e la sua pittura: “Guardava fuori dalla finestra verso il mare, come fosse l’ultimo uomo…cercava di catturare il mare e il cielo con i colori.. per me questo è un magnifico paradosso perché catturare il cielo e il mare è forse la cosa più difficile da fare in pittura. E’ un paradosso perché stai cercando di catturare qualcosa che è in continuo movimento per tradurlo in qualcosa che è fisso, un enorme paradosso e anche un’enorme sfida”.
“Piero Guccione, verso l’Infinito” va dalla prima produzione degli anni ’60 per arrivare ai nostri giorni. “Il film -ha detto il giornalista Giuseppe Lazzaro Danzuso moderatore del dibattito che ha fatto seguito alla proiezione catanese- narra la vicenda del pittore (il viaggio Scicli-Catania-Roma-Scicli, la nascita del Gruppo di Scicli), e parla dei temi della sua arte: giardini e balconi, attese di partire, le prime linee, pali della luce e cavi elettrici, il mondo che si riflette sui fianchi opulenti di un maggiolino Volkswagen e ancora i carrubi, maestosi e simbolo di una regione iblea che ha conservato una propria fortissima identità, e i paesaggi svuotati dalla presenza umana”. Dei proverbiali silenzi di Guccione ha parlato poi, lo scrittore Angelo Scandurra, autore tra l’altro di “Stesure” un libro-intervista, con immagini, pubblicato nel 2005 per festeggiare i 70 anni dell’artista. Di Piero Guccione pittore e in particolare di questa sorta di esilio inusuale per un artista già affermato, ha parlato, invece, il critico d’arte Giuseppe Frazzetto.

Argo

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  • mai come adesso vorrei saper sprimermi a parole scritte...
    non credo mi sia possibile mettere sulla carta l'emozione che provo davanti ad un mare di "Guccione".....Grazie Maestro

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