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Cittadini che si mettono in GAR…a

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Non sempre una discesa in campo comporta conseguenze disastrose i cui effetti durano per generazioni. Ce ne sono di quelle che fanno bene alla convivenza civile e generano un rinnovato attaccamento alla propria città e alle potenzialità inespresse che in essa sono contenute.
E’ il caso del GAR, acronimo che sta per Gruppo Azione Risveglio: parole che contengono già per intero il significato del messaggio che vogliono lanciare.
Risvegliare i catanesi dal torpore in cui sono caduti loro e la loro città e risvegliare in particolare l’attenzione verso tutti quei pezzi del patrimonio di case e terreni di proprietà pubblica, lasciati nel più assoluto abbandono e degrado.
Azione, nel doppio senso di mettere in atto azioni clamorose ed efficaci dal punto di vista della comunicazione, per attirare l’attenzione della pubblica opinione, ma anche per invitarla a mettersi in azione, ad attivare tutti i canali disponibili per modificare le situazioni evidenziate.
Il tutto lavorando in gruppo, perché si tratta di beni della collettività e perché lavorando assieme si moltiplicano i talenti dei singoli e si ottengono risultati migliori.
Il gruppo è stato fondato da alcuni giovani professionisti che hanno voluto mettere in comune competenze e idee per una progettazione condivisa degli spazi urbani, invitando tutta la città ad un’assunzione di responsabilità.
L’ultima iniziativa ha riguardato la chiesa Santa Maria degli Angeli in via Pietro Verri a Cibali, alle spalle della caserma dei Vigili del fuoco, una chiesetta settecentesca, ultimo residuo di un convento dei Cappuccini passato a privati nel 1870 e più recentemente venduto al Comune per la rispettabile cifra di 270 milioni.
L’Amministrazione ha curato il rifacimento del tetto e inserito all’interno una centina in acciaio per stabilizzarne la struttura, e poi l’ha abbandonata a sé stessa.
I militanti del GAR ne hanno preso possesso basandosi sull’articolo 2031 del codice civile che dispone che un soggetto possa subentrare nella gestione di affari altrui, nell’impedimento del legittimo proprietario.
Su questa base giuridica, hanno fatto una comunicazione scritta al Sindaco e, trascorso un mese, non avendo ricevuto risposta, si sono insediati nella chiesetta che, una volta ripulita e minimamente attrezzata, potrà essere messa a disposizione di chi ne ha bisogno, per esempio per manifestazioni artistiche e culturali.
Con la stessa azione è stato occupato l’attiguo spazio verde che, ripulito dalle sterpaglie, viene adesso trasformato in orto sociale, la cui cura è stata affidata ad alcuni cittadini abitanti nei condomini circostanti.
Naturalmente non è loro intenzione privatizzarla ma ripulirla, migliorarla, mantenerla e conservarla, ridandole dignità e promettendone l’uso pubblico a chi in essa “vorrà fare ecclesia nel senso greco del termine, ovvero come assemblea popolare che si riunisce periodicamente per discutere i problemi cittadini”, come tiene a dire l’avv. Salvo Grillo, uno degli animatori del gruppo.
L’iniziativa si inquadra infatti nel progetto «Negazione, riappropriazione, donazione» con cui si vuole segnalare alla città un bene comune che le è stato sottratto e negato, per procedere poi alla sua riappropriazione e restituzione ad un uso collettivo
Il GAR ci ha ormai abituati a questo tipo di azioni; solo per citare le ultime, basta fare riferimento al clamore suscitato dalla denunzia dello stato di abbandono in cui giace l’ex casa dei Gesuiti di via Crociferi, da cui era stato frettolosamente sfrattato l’Istituto d’arte (successivamente allocato in un altro edificio privato a suon di migliaia di euro); alla denuncia di tutte le stranezze (solo per usare una metafora) che hanno accompagnato la riapertura della Dogana vecchia al porto; alla istallazione con cui si è voluto richiamare l’attenzione alle grate che hanno ulteriormente separato l’amato Passiatore di piazza dei Martiri dalla vista del mare. E via protestando.
Ma la lista dei luoghi di proprietà collettiva abbandonati e inutilizzati è drammaticamente lunga. Solo per citare i casi più clamorosi: l’ex cinema Experia all’Antico Corso, la raffineria Zanuccoli in viale Africa, il teatro Coppola alla Civita, Palazzo Bernini a piazza Michelangelo, la palestra di piazza Pietro Lupo, Villa Fazio e Teatro Moncada a Librino, tutte le botteghe dell’ex Mercato Ortofrutticolo, e poi, ancora terreni e appartamenti sparsi un po’ dovunque.

Si tratta in definitiva di un movimento che vuole far uscire fuori la città dall’angolo di periferia in cui è stata trascinata dalla cattiva amministrazione e dagli interessi particolaristici, un’idea trasversale che attraversa tutti i partiti e che mira a riscoprire in modo originale e creativo il diritto-dovere alla cittadinanza attiva.

3 Comments

  1. Salve, è davvero molto interessante.
    C’è un modo per contattare il GAR non avendo un profilo facebook?
    Grandi! Buon lavoro

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