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L'Italia sono anch'io, due leggi di iniziativa popolare

Quasi 5 milioni (l’8% della popolazione) le persone di origine straniera che vivono in Italia. Di queste quasi un quinto sono minori. Nello scorso anno scolastico gli oltre 700.000 alunni stranieri presenti hanno rappresentato il 7,9% dell’intera popolazione (percentuale, quest’ultima, che sale ulteriormente se ci si riferisce alle scuole materne ed elementari). Il 42,2% di essi è nato in Italia. Eppure, tutti questi ragazzi ad oggi non sono italiani, né lo saranno fino a 18 anni, nonostante la nostra Costituzione – art. 3 – stabilisca il principio di eguaglianza fra le persone e impegni lo stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento.
Di fronte a tutto ciò oltre venti associazioni (fra le quali Libera, gruppo Abele, Acli, Arci, Caritas Italiana, Cgil, Centro Astalli, Tavola della Pace) hanno deciso di promuovere due leggi di iniziativa popolare (per le quali occorre raccogliere, entro febbraio 2012, 50.000 firme) per la riforma del diritto di cittadinanza per i minori e il diritto di voto ai lavoratori regolarmente presenti nel nostro Paese da cinque anni.
L’Italia sono anch’io, questo il titolo dell’iniziativa, riguarda innanzitutto il principio fondamentale dell’introduzione nel nostro paese dello ius soli: sono cittadini italiani i nati in Italia che abbiano almeno un genitore legalmente soggiornante (da almeno un anno).
Attualmente la normativa esistente indica il principio dello ius sanguinis come unico mezzo di acquisto della cittadinanza a seguito della nascita, mentre l’acquisto automatico della cittadinanza per ius soli continua a rimanere limitato ai figli di ignoti, di apolidi, o ai figli che non hanno diritto alla cittadinanza dei genitori. Inoltre, qualora questa campagna raggiungesse l’obiettivo, verrebbe riconosciuto anche il diritto di cittadinanza per i tantissimi minori che non sono nati in Italia, ma ci vivono stabilmente come i loro coetanei italiani.
Per quanto riguarda gli adulti che chiedono di diventare italiani si abbassa il requisito da 10 anni di soggiorno regolare, com’è oggi, a cinque anni. Infine, per il diritto di voto nelle comunità locali, la proposta è di concederlo per le elezioni in città, province e regioni agli stranieri in possesso del titolo di soggiorno da cinque anni.
A spingere le associazioni a “cambiare passo sulla cittadinanza” non solo considerazioni di tipo generale, ma, anche, le troppe storie quotidiane di diritti negati.
A Catania, il Comitato Promotore (al quale hanno aderito anche associazioni locali, fra queste la LILA e la Rete Antirazzista) ha organizzato una giornata di raccolta firme Sabato 12 novembre dalle ore 16,30 in via Etnea (di fronte alla villa Bellini).

Argo

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