Già da anni ai grandi festival del fumetto, Lucca Comics in primis, è normale vedere visitatori vestiti come i loro eroi di carta, celluloide o pixel. E’ normale che l’afflusso sia molto alto e coinvolga persone di età e cultura diverse. Ha lasciato invece stupefatti il grande concorso di pubblico e il grande fermento che ha caratterizzato l’appuntamento catanese.
Ne sono stati coinvolti in modo trasversale singoli e gruppi interessati a vario livello a passatempi ritenuti un po’ dork come i giochi da tavolo e i fumetti. E in effettti alle Ciminiere c’è stato spazio per tantissime manifestazioni dell’animo ludico, e per quasi ogni passione, dai giochi di ruolo dal vivo agli scacchi, dal cosplay al collezionismo di fumetti d’epoca: 150 euro per un Tex Willer. Impossibile citare ogni cosa senza fare torto a qualcuno.
All’Etna Comics non si rimaneva stupiti e interdetti solo per la varietà caleidoscopica delle possibili attività ma anche per il costo del biglietto, 8 euro, non giustificato dalla qualità dei servizi ai visitatori.
Nei saloni delle Ciminiere ci si districava tra scale mobili guaste e inservibili, l’odore della cottura dei ramen in scatola, un cibo orientale difficilmente apprezzabile da chi abbia compiuto la maggiore età e abbia almeno una volta nutrito un animale domestico, e soprattutto un caldo soffocante, tale da star male e invidiare non poco le fortunate che in costume da geisha avevano scelto come accessorio un ventaglio. Il tutto accompagnato dagli altoparlanti che invocavano, per carità, un tecnico in questa o quell’area. Ben più inquietante la situazione sul palco nell’anfiteatro esterno al complesso fieristico, colmo oltre i limiti della preoccupazione.
foto di Alberta Dionisi – Musica on/off.
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