C’erano i tanti giovani chiamati più dalla movida – un panino, un bicchiere e due passi sotto le stelle – che non dalla passione per i corti proiettati nella Loggia del Palazzo di Villa Dorata, a ridosso del frastuono travestito da musica dei pub e dei bar. Inutile cercare riparo nel cortile arabo dove si proiettavano Lampi sul Mediterraneo (corti fuori concorso e fuori formato), in condominio con altri tavoli ed altri occasionali e distratti commensali paganti.
Marzamemi, insomma, è stata trasformata, quest’anno come mai, in un pub a cielo aperto, in un grosso punto di ristorazione con buona pace della magia della piazza e di quella dello schermo. Tantè. E’ il guaio delle fruizioni di massa? Mah! Forse; ma avessero apprezzato in tanti non avremmo protestato. Non siamo di quelli che “buoni se pochi”. Non si tratta di essere snob, di essere per le nicchie sempre e comunque. Forse abbiamo il torto, o il merito, di amare il cinema. Si adombra davanti a queste critiche Nello Correale, ideatore e direttore artistico del Festival, costretto a giostrarsi tra mille difficoltà, il reperimento di finanziamenti che si assottigliano anno dopo anno, la ricerca di sponsor (molti hanno defezionato), l’acquisizione di patrocinanti politici.
Meglio “Con-corto”, la serie dei corti proiettati all’interno della Loggia del palazzo Villa Dorata (peraltro restaurata benissimo) che ha visto l’incoronazione di Pizzangrillo di Marco Gianfreda. Da non dimenticare il bellissimo La calza verde, tratto da un idea di Cesare Zavattini e animato da Roberto Gavioli.
E alla fine, dopo la premiazione, dopo l’interessante documentario La voce di Rosa, tributo di Nello Correale alla cantante Rosa Balistreri, come omaggio all’unità di Italia viene proiettato “Senso” di Luchino Visconti, con un’ Alida Valli e un Farley Granger, senza voce come pesci, coperti dal ronzio della piazza. Chiediamo a tanti quale film dell’undicesima edizione del festival è stato premiato. Nessuno risponde. Nessuno ha seguito. Fossero venuti per la sagra del tonno sarebbe stata la stessa cosa.
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Magistrale ricostruzione dello scempio senza ritegno operato dai vari commercianti contro la rassegna cinematografica e dell'aggressione alla originaria autentica Marzamemi,deturpata da uno stuolo di voraci speculatori, che cementificano a tutto spiano, con la complicità di proprietari,amministratori,politici,notai,professionisti,imprese,favoriti dall'assenza di qualsiasi controllo di legalità.E nessuno denuncia il fatto che hanno fatto sparire il porticciolo dei pescatori, per trasformarlo in molo per gli attracchi turistici.
Così, il festival di Marzamemi è già morto.