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Il nucleare in Sicilia? Naviga sottocosta

Se non fosse un’orrenda bestemmia, occorrerebbe riconoscere, come fa il vice presidente del CNR De Mattei, che il terremoto che ha causato il grave incidente alla centrale nucleare di Fukushima è stato “una voce terribile ma paterna della bontà di Dio”, quanto meno perché ha indotto il sempre lungimirante governo Berlusconi a decretare una moratoria di un anno al progetto di far ripartire il nucleare in Italia.
A parte il fatto che ha tutta l’aria di essere una furbata del solito struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia in attesa che passi il pericoloso predatore, questa decisione non fa per nulla chiarezza sul fatto che nel mar Mediterraneo sciabordino allegramente una portaerei francese e almeno tre sommergibili Usa a propulsione nucleare.
L’ulteriore piacevolezza della notizia consiste nel fatto che questi sommergibili, che rispondono agli insospettabili nomi di Provvidence, Scranton e Florida, siano spinti da reattori nucleari costruiti all’inizio degli anni ’80 e quindi, presumibilmente, poco dotati di sistemi di protezione e sicurezza. Né è dato sapere se imbarchino a loro volta testate nucleari.
Ultimamente sono stati impegnati, fra l’altro, a lanciare centinaia di missili “Tomahawk” all’uranio impoverito sulla testa di quel compagno di merende di Berlusconi che risponde al nome di Gheddafi, innaffiando di polveri radioattive intere regioni della Libia.
E’ del tutto naturale poi  che qualcuno di questi giocattoli americani, ogni tanto, abbia bisogno di prendere una boccata

Il sommergibile americano Scranton al porto di Augusta lo scorso 6 marzo

d’aria e quindi attracchi, per esempio, nel porto di Augusta, come è accaduto ripetutamente nei mesi scorsi, per la gioia di mamme e bambini, e ultimamente lo scorso 4 aprile.
Sappiamo tutti che la baia di Augusta non è più da tempo quel paradiso terrestre sulle cui coste, qualche secolo addietro, un piccolo gruppo di clandestini provenienti dalla Grecia, sfuggendo all’occhiuta vigilanza dell’ing. Castelli, fondarono la colonia di Megara Hyblaea, per cui queste centrali nucleari ambulanti sono costrette a beccheggiare fra raffinerie, depositi di carburanti e industrie chimiche e a due passi da zone intensamente popolate, non ultima la stessa Catania.
Naturalmente le autorità portuali italiane non hanno avvertito nessuno e si sono limitate semplicemente a vietare la navigazione o solo di avvicinarsi al punto in cui era alla fonda quella che hanno chiamato, pudicamente, “unità a propulsione non convenzionale”.
Come afferma l’ingegnere Massimo Zucchetti, professore ordinario di “Impianti nucleari”, “Sicurezza e Analisi di Rischio” e “Protezione dalle Radiazioni” presso il Politecnico di Torino, non sembra siano stati elaborati piani di rischio e sistemi di sicurezza e di emergenza.
Meno che meno, alle popolazioni che risiedono in prossimità degli impianti sono state date informazioni sulle misure di protezione sanitaria applicate, sulla natura e le caratteristiche della radioattività e sui suoi effetti sulle persone e sull’ambiente, sul comportamento da adottare in caso d’incidenti e sulle autorità responsabili degli interventi di protezione e soccorso, come prevede l’art. 130 del decreto legislativo 230/95.
Senza dire che le stesse norme di sicurezza previste per i reattori civili, come le fasce di rispetto e le distanze minime dai centri abitati, sono del tutto disattese per queste Chernobyl all’acqua di mare, “di conseguenza ci ritroviamo col paradosso che reattori nucleari che non otterrebbero la licenza di esercizio in nessuno dei paesi che utilizzano l’energia atomica, circolano invece liberamente nei mari”.
Certo è elettrizzante ed è motivo di giustificato orgoglio, per noi catanesi, sapere che siamo a pochi chilometri da un formidabile triangolo di postazioni militari, e quindi anche obiettivi bellici, costituito da Sigonella, principale aeroporto meridionale delle forze armate statunitensi, da cui partono o dove vengono a rifornirsi caccia, bombardieri e aerei senza pilota, l’ultimo grido in fatto di mode militari; Augusta, principale porto del Mediterraneo per operazioni di rifornimento della VI Flotta americana; e il centro radar di Niscemi (Caltanissetta), dove sorge una delle quattro stazioni mondiali del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare, il cosiddetto “MUOS”, le cui antenne emettono microonde a bassissima frequenza, che certo non servono a cuocere un pollo arrosto in pochi secondi.
Che Dio (non quello di De Mattei, però) ce la mandi buona!
Per approfondire leggi in pdf gli articoli di Antonio Mazzeo
La guerra nel sud Italia dei sottomarini nucleari USA
Golfo di Augusta sempre più a rischio Chernobyl-Fukushima

Argo

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