Il film (premiato alle 67esima mostra del cinema di Venezia, al XXX festival del cinema africano di Verona e al festival del cinema e lavoro di Terni) prende le mosse dalla fuga da Rosarno, in Calabria, verso paesi meno crudeli, nel Lazio, nel Casertano, nel Napoletano. Sono gli stessi protagonisti, Amadou Bodian più altri sette braccianti africani, a dare voce a tutti i loro compagni. E a ritroso ricostruiscono i momenti della rivolta contro lo sfruttamento e la discriminazione.
Ricordate? Nel gennaio 2010 a Rosarno gli immigrati scesero in piazza, stanchi delle condizioni di degrado in cui vivevano, delle ingiustizie subite, dei salari di fame (25 euro per lavorare no stop dall’alba al tramonto) e per giunta falcidiati dalle continue richieste di pizzo dei caporali e della ‘ndrangheta. E a tutto ciò si era aggiunta addirittura la caccia all’uomo con fucili a pallini e armi da caccia. Alla giusta rabbia dei braccianti africani lo Stato italiano rispose con la repressione della polizia antisommossa, con lo sgombero forzato di mille persone, perchè, come disse la ministra alle pari opportunità Garfagna -vocina suadente e occhioni sgranati- “noi stiamo con gli italiani senza se e senza ma”.
Il titolo al film lo dà uno dei protagonisti. ” Il nostro sangue non è verde, è rosso come il vostro”, dice.
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