In pochi arrivano puntuali all’appuntamento. Si riconoscono nella piazza, vasta e bellissima, perchè sono amici e compagni. Sono abbastanza eccitati e si abbracciano. Poi si preparano al flashbook. Montano un tavolinetto da campeggio e un manifesto, poi stendono un telo per terra e si siedono. Il tempo li ha graziati, non piove più, c’è la speranza che vada bene.
Gli altri arrivano alla spicciolata, qualcuno un po’ impacciato non sa bene come e dove sedersi. C’è anche qualche genitore e qualche professore. E delle bimbe, con le mamme o i fratelli. Ma in questa occasione l’età e i ruoli non contano. Ognuno prende il suo libro e comincia a leggere, solo uno si incarica di distribuire ai passanti qualche volantino autoprodotto che sintetizza il significato dell’evento.
Il gruppo si ingrossa, ci sono circa quaranta persone e tutte rispettano abbastanza il silenzio. Qualche passante si ferma incuriosito, qualcuno fotografa. Certo è una cosa insolita, perchè la lettura è una attività molto lontana dalle abitudini dei più. Leggere in piazza, leggere insieme e nello stesso tempo da soli, ognuno il proprio libro, è ancora più strano.
“Iu sacciu leggiri sulu i soddi” dice un giovane passante invitato a partecipare. E’ schietto, non cerca giustificazioni ipocrite. Esprime in fondo un pensiero molto diffuso: la cultura non è importante, non arricchisce, conta solo il denaro.
Acquista allora maggiore significato questo tentativo di porre un gesto diverso, di dire con una presenza collettiva e silenziosa che esistono altri valori. Diventa quasi provocatorio voler affermare che si può “perdere” così il proprio tempo, in modo gratuito e originale. Soprattutto quando l’iniziativa viene da quindicenni.
Ci permettiamo solo un consiglio: continuate a leggere in silenzio. Il “minuto di rumore”, in cui si dovrebbe leggere tutti ad alta voce, non ha aggiunto nulla alla manifestazione, anzi qualcosa ha sottratto….
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