«A partire dall’a.s. 2010-2011, saranno attivate inizialmente 40 classi di liceo musicale e 10 di liceo coreutico!». Questo fu uno degli slogan di propaganda della “Riforma” Gelmini. La prevista creazione del liceo musicale doveva dimostrare agli italiani che il governo aveva a cuore la formazione artistica dei propri studenti. E invece dall’altra parte tagliava fondi al settore dello spettacolo, cioè proprio quel settore dove i futuri maturandi del liceo musicale dovevano impiegarsi.
Ma, in una riforma scolastica così attenta al portafoglio, quanto delle promesse fatte è stato mantenuto? Dopo un balletto di cifre che si è protratto per alcuni mesi, al momento risultano essere attivi su tutto il territorio nazionale soltanto 29 sezioni musicali. Di queste sezioni, quelle create ex novo in realtà sono soltanto una o due. Quelle restanti non sono altro che sezioni sperimentali già operanti nelle scuole da parecchi anni. (Vedi l’elenco dei Licei-musicali_attivati del Ministero dell’Istruzione)
Emblematico il caso siciliano. Uno dei due licei musicali risulta essere quello di Modica (l’altro è a Palermo), già esistente come sezione sperimentale del liceo psico-pedagogico “Giovanni Verga”, che per altro possiede anche un indirizzo per geometri e un altro per arte del mobile. Peccato però che in provincia di Ragusa non esista nessun Conservatorio, che è presente a Catania dove invece il liceo musicale non è stato istituito. Quindi, in realtà di nuovo non c’è stato un bel niente. Il Ministero, in evidente carenza di risorse, si è limitato soltanto a riconoscere in maniera definitiva delle sezioni sperimentali.
Per altro l’istituzione del liceo musicale non ha ricevuto il plauso unanime dei musicisti italiani. Molti sostengono che sarebbe stato molto più opportuno inserire la Storia della Musica nei curricula dei vari indirizzi liceali, in modo da diffondere il più possibile l’educazione musicale tra i ragazzi. Questa è anche l’idea di Riccardo Muti che in un’intervista rilasciata al Corriere il 15 settembre 2010 disse: «Non è necessario imparare a strimpellare uno strumento, che non porta a essere in grado di avvicinarsi alla musica, ognuno lo può fare privatamente; invece sarebbe necessario avere in tutti i licei un insegnante di musica che ti spiega il giusto approccio a questo bene, che non è solo un piacere estetico, è un bene sociale, formativo. È quella la vera riforma da fare. Basti pensare ai ragazzi sloveni e croati che si sono uniti, nel nome della musica, a quelli italiani nel concerto dell’ amicizia che ho tenuto due mesi fa a Trieste»
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