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Non ci sono più i partiti di una volta

Nel mondo politico italiano, è un abusato luogo comune dire che la Sicilia è sempre stata un laboratorio sperimentale, ma quanto sta accadendo in questi giorni, in occasione delle amministrative di una quarantina di Comuni, sfugge a tutti gli schemi, anche a quelli della logica.
Siamo partiti dalle alleanze a geometria variabile del governo regionale e siamo arrivati ormai all’applicazione contestuale di tutte le geometrie non euclidee, che, fuor di metafora, significa guerra di tutti contro tutti.
Questa grande ammucchiata è l’esito soprattutto della disgregazione interna dei maggiori partiti presenti in Sicilia, PdL e PD, e della disomogenea presenza territoriale dell’MPA.
Qualche esempio: a Pedara si sono ritrovati alleati, a sostegno del sindaco uscente, MPA – UDC – PD e PdL-Sicilia, contro le diverse liste a sostegno del concorrente candidato del PdL lealista; a S. Giovanni la Punta è stata costruita addirittura un’alleanza ecumenica, con tutti dentro: UDC – MPA – PdL lealista e PD; a Bronte si resta fedeli allo schema regionale con MPA da una parte e PdL- lealista con UDC dall’altro; a Palma di Montechiaro invece l’MPA va a braccetto con il PdL-lealista contro il candidato sostenuto da PdL Sicilia e UDC. E via ingarbugliando.
Trattandosi però di elezioni locali tutte queste tendenze sono ulteriormente accentuate anche dalla presenza delle  tradizionali liste civiche locali staccate dai partiti nazionali: con esse entrano in gioco infatti fattori diversi, di conoscenza personale, di interessi molto particolari (una costruzione da sanare, un posto di lavoro possibile, etc.).
Quest’ultimo aspetto si collega alla recente moda (già sperimentata a Catania soprattutto dall’MPA e dal PdL, ma non sempre con successo) delle mille liste locali non chiaramente individuate sul piano propriamente politico-partitico. A Pedara, ad esempio ci sono due liste “giovani” (Giovani per Pedara) e (Giovani, tout court), con nessuna connotazione politica, che hanno sostenuto rispettivamente i due candidati, nel senso che hanno raccolto voti per loro da amici, parenti e conoscenti.
La girandola delle alleanze è vorticosa: se tutte le pale eoliche fasulle – piantate ovunque dalla mafia – girassero alla stessa velocità, la Sicilia arriverebbe presto alla piena autonomia energetica.
Non ci vuole grande acume per pensare che dietro questa gran confusione non ci sia solo la crisi della politica, ma l’esplosione della politica stessa concepita come ricerca spasmodica e cinica degli interessi particolari, più o meno confessabili.
Immaginiamo poi quanto sia diventato tremendamente complicato per un insegnante tentare di far capire ai propri alunni i criteri funzionamento del sistema politico italiano, problema grave non solo in sé quanto in riferimento al fatto che esso è lo strumento di mediazione fra la società civile e lo Stato.
Se fallisce questa intermediazione, il senso di estraneità, scetticismo e disillusione andrà a riversarsi direttamente proprio sul rapporto fra i giovani e lo Stato.
Perché meravigliarsi poi se il numero degli elettori sta precipitando a livelli americani: neanche con il più sofisticato navigatore satellitare sarebbe possibile orientarsi dentro questa tempesta di sabbia politica.

Argo

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