La legge fondamentale in materia di Ordini professionali parla chiaro: «Coloro che non siano di specchiata condotta morale e politica non possono essere iscritti negli albi professionali e, se iscritti, debbono esserne cancellati, osservate per la cancellazione le norme stabilite per i procedimenti disciplinari».
I presidenti dell’Ordine dei medici agrigentino, i probi viri e tutti coloro che dovrebbero vigilare sulla condotta morale e non solo, degli iscritti, non l’hanno letta o l’hanno dimenticata.
Così il nome di Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia può figurare tra gli iscritti nel sito Internet dell’Ordine dei medici di Agrigento nonostante la pesante condanna in appello a sette anni di reclusione per aver agevolato mafiosi rivelando loro segreti istruttori. Cuffaro è in buona compagnia.
Con lui risulta iscritto Domenico Miceli, ex assessore comunale palermitano dell’ Udc, intercettato mentre dava informazioni al capomafia di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro. Anche lui è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, condanna confermata in appello, anche se con uno sconto di pena, sei anni e sei mesi invece di otto. E continua anche ad esercitare presentandosi regolarmente ogni mattina al lavoro, nel reparto di Chirurgia oncologica del Policlinico di Palermo.
E c’è anche Alfonso Lo Zito, che tre anni fa, è stato condannato addirittura dalla Cassazione per voto di scambio nel processo seguito all’ operazione antimafia denominata «Fortezza». Sia il vecchio, inamovibile, Francesco Geraci, per 40 anni presidente dell’Ordine della città dei templi, sia il nuovo presidente, di quelle inquietanti presenze non si sono ancora accorti.
Leggete l’articolo di Gian Antonio Stella su Il Corriere della Sera del 17 marzo 2010
Condannati per mafia ma iscritti all’ Ordine (Corriere 17 marzo 2010)
Di questo problema di scottante attualità si è occupato già nel 2007 il giornalista Nino Amadore, autore del libro “La zona grigia”, di cui potete leggere la recensione.
E’ disponibile anche l’intervista di Rainews24 a Nino Amadore (Il Caffè 20 settembre 2007)
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