A dispetto di quanto gli italiani dichiarano all’Eurispes, descrivendosi come persone che accettano l’omosessualità, a patto che non sia esibita, la discriminazione nei confronti degli omosessuali pare sia tutt’altro che una questione superata. Siamo davvero una società in cui tutti sono uguali, oppure un omosessuale resta un puppo?
In Sicilia, Calabria, Campania e Puglia la Rete Lenford, un’associazione di avvocati e avvocatesse che si occupa della tutela legale dei diritti delle persone omosessuali, sta conducendo una ricerca, commissionata con fondi europei dal ministero delle Pari Opportunita, per analizzare il razzismo di genere da un punto di vista sociale, nell’accesso ai servizi, in ambito lavorativo, abitativo, sanitario, in quello dell’istruzione e la discriminazione nei confronti delle famiglie lgtb.
Si tratta di situazioni in cui spesso è presente violenza, simbolica, verbale o fisica, che va dal bullismo contro gli adolescenti all’insulto e alla denigrazione verso gli adulti o le famiglie. La ricerca della Rete Lenford è cominciata appena a dicembre, e dovremo attendere per conoscerne i risultati. Non ci stupiremo se daranno conto di importanti sacche di arretratezza e intolleranza, se tutt’ora esistono genitori che fanno sottoporre i propri figli a un esorcismo per liberarli dal demone dell’omosessualità.
Nel sud Italia, inoltre, si agitano visioni culturali che probabilmente influenzano almeno parte della società. “Mafia e omosessualità non vanno d’accordo, non sono ammessi gay in Cosa Nostra e nella ‘ndrangheta la repressione dei rapporti fra gli uomini è ferocissima.”, dichiara Girolamo Lo Verso, ordinario di psicoterapia all’università di Palermo e autore, con Cecilia Giordano, docente della facoltà di Scienze della formazione, di uno studio sulla questione. L’omofobia è l’altra faccia del culto della virilità delle associazione mafiose.
Ma sembra che il panorama stia cambiando: il procuratore aggiunto di Palermo, Antonino Ingroia, ha da poco parlato in un’intervista della presenza di omosessuali all’interno di Cosa Nostra, affermando però che non si tratta di esponenti di primo livello, e confermando che la condizione di omosessuale viene vissuta dai mafiosi con una certa apprensione.
Per approfondire, rimandiamo a A sud’Europa Anno 4 N.8 1 Marzo 2010