L’attenzione ai problemi della famiglia è stata storicamente uno dei punti di forza della Acli, Associazione cristiana dei lavoratori italiani, discretamente radicata anche nel territorio della nostra Regione con 250 circoli e 30.000 iscritti. La loro indagine probabilmente risente anche di questa loro collocazione, dato che le famiglie intervistate sono quelle che si rivolgono anche ai servizi di patronato che l’Associazione eroga.
Si tratta intanto di una famiglia che crede in sé stessa, se è vero che il 25% del campione è composto da 5 o più persone
Ma non è da trascurare neanche quel 18% di famiglie senza figli, almeno in parte sintomo di insicurezza e timore della precarietà. La sicurezza materiale infatti resta la principale delle paure: la disoccupazione (35%) e la povertà (20%) costituiscono le maggiori fonti di preoccupazione. D’altra parte si tratta di famiglie in prevalenza monoreddito, dato che il 40% delle donne intervistate sono casalinghe e il 30% sono disoccupate.
Dovrebbe far preoccupare infine la poca fiducia nelle istituzioni pubbliche: in caso di necessità solo il 17% pensa di trovare una risposta da parte del Comune e il 21% dai servizi sociali. La maggior parte pensa sia meglio rivolgersi alle parrocchie (19%) o al volontariato (27%).
“A Catania – sostiene allora il presidente regionale Santino Scirè – bisogna mettere in campo un welfare municipale che deve creare condizioni per tutti di una vita buona degna di essere vissuta. Crediamo ad un modello nuovo di concertazione che veda il coinvolgimento stabile del terzo settore. Noi continueremo la nostra azione di sostegno alle famiglie soprattutto nei territori a margine della città, li si gioca la vera sfida per il rilancio della città”.
Sarà pure una goccia d’acqua in un mare di problemi, ma il sostegno alle famiglie come punti di forza della società resta una scelta prioritaria che interpella tutti, pubblico e privato.
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