La vicenda è stata raccontata da Alfio Sciacca su Il Corriere della sera del 19 dicembre scorso. Catania era balzata ai disonori della cronaca per il buco di bilancio, per le sue strade al buio, per i bus guasti, per i creditori che bussavano alla porta di palazzo degli elefanti. “Ghe pensi mi” era intervenuto allora il premier Berlusconi e aveva tosto destinato alla città dell’Etna 140 milioni che, secondo alcuni, avrebbero dovuto avere altri obiettivi.
La cosa suscitò l’intervento della magistratura. Proprio il procuratore D’Agata affidò l’inchiesta ai suoi pm che disposero delle intercettazioni telefoniche. Tra i telefoni controllati anche quello del ragioniere capo del Comune Francesco Bruno, uno degli indagati nell’inchiesta sul buco di bilancio che coinvolge 40 tra ex amministratori e funzionari. Chi c’era all’altro capo? Ma il procuratore D’Agata che sollecitava il pagamento degli affitti arretrati alla moglie e alle cognate per un immobile dato in locazione al Comune.
Vai all’articolo sul Corriere “Il Procuratore: intercettate. E intercettano anche lui”
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