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Così gli allori marca "Liotru"

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MarioUna laurea honoris causa frettolosa e blindata e una contestazione pacifica, decisa ma ignorata dalla stampa e quindi, purtroppo, poco visibile. La prima nell’aula magna del palazzo centrale dell’Università di Catania, presenti ospiti eccellenti, dalla ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo all’editore, e non soltanto, Mario Ciancio. La seconda all’esterno, separata dalla prima da un cordone, quasi antisommossa, degno di miglior causa. Studenti e rappresentanti di associazioni e società civile non hanno potuto così né assistere né mostrare il loro disaccordo e disappunto per la laurea a Francesco Bellavista Caltagirone, palazzinaro… pardon, imprenditore edile ed immobiliare, proprietario della Società dell’Acqua Pia Antica Marcia nonchè imparentato con il leader dell’Udc Pierferdy Casini. A conferire l’alto riconoscimento è stato il gotha dell’Ateneo, dal professor Giuseppe Vecchio al neopreside della facoltà di Scienze politiche Giuseppe Barone, su su fino al magnifico rettore Recca.
Dalla laudatio si apprende che la Società dell’Acqua Pia Antica Marcia è “la più antica e gloriosa impresa immobiliare italiana”, che “oggi è il più importante gruppo privato sulla scena aeroportuale nazionale, essendo presente negli scali di Milano Malpensa, Milano Linate, Venezia, Bologna, Roma Ciampino e Catania”. “Francesco Bellavista Caltagirone” – secondo i nostri docenti – “è un modello di cultura d’impresa da proporre ai nostri giovani universitari”.
Ma i giovani universitari, e non solo loro, non sono d’accordo. Nel marzo scorso, infatti, la Procura della Repubblica di Catania ha disposto il sequestro del complesso del “Mulino Santa Lucia”, di fronte al porto, dal 2005 di proprietà proprio dell’Acqua Marcia. Il piano regolatore generale destinava l’area  a sede stradale e verde pubblico. Undici indagati per lottizzazione abusiva a causa di quello che, come si legge nel sito della Società di Caltagirone, avrebbe dovuto essere “un centro direzionale e commerciale ospitante locali commerciali, sale riunioni, ristorante e locali adibiti ad uffici” e che oggi rimane inutilizzato ed inutilizzabile. Buono solo a deturpare ulteriormente questa povera città di Catania.
Nella sua lectio doctoralis Caltagirone accenna proprio a questa spiacevole vicenda: “L’azienda non è abituata a trovarsi in situazioni simili”.
Davvero? Non ci sembra. Già nell’81 lo scandalo Italcasse aveva colpito di brutto Francesco con un mandato d’ arresto insieme al fratello Gaetano (quello rimasto immortalato dalla famosa frase “A Fra’ , che te serve?” rivolta al factotum di Andreotti, Evangelisti). Così l’imprenditore riparò all’estero, dove rimase per molti anni, fino alla completa assoluzione e al risarcimento disposto dalla Corte d’ appello (in primo grado era però stato condannato).
Ma tant’è. Negli ultimi anni Francesco B. Caltagirone (pare che negli ultimi anni preferisca glissare sul cognome Bellavista) ha una smodata voglia di riconoscimenti culturali e il serto catanese non è l’unico del quale si fregia. Anni fa ha pagato una barca di soldi all’ editore De Ferrari per farsi pubblicare una biografia scritta da un’ amica, Maria Federica Selvi. E’ intitolata “L’ Outsider”. Non la troviamo in libreria. La diffusione ad amici e conoscenti avviene brevi manu.
E Caltagirone non è l’unico ad essere stato cinto dell’alloro “marca liotru”. Catania ha avuto altri laureati eccellenti. Qualche anno fa, precisamente nel 2002, fu così premiato Antonio Fazio, insignito di una laurea honoris causa in Filosofia dall’Università di Catania. “Oltre ad avere un ruolo delicato e di primo piano nel governo del sistema Paese – sottolineò, durante la cerimonia, il rettore Ferdinando Latteri – il governatore Fazio è uno dei più convinti assertori della riscoperta di quello stretto legame tra economia ed etica di cui il mondo moderno ha, oggi più che mai, bisogno”. Tre anni dopo, nel luglio 2005, Fazio rimaneva implicato in uno scandalo che scoppiava con la pubblicazione su Il Giornale di alcune intercettazioni telefoniche. Vi si evidenziava un ruolo improprio del Governatore affinché la Banca Centrale approvasse una offerta pubblica d’acquisto, da parte di Banca Popolare di Lodi, della Banca Antonveneta, nonostante tale operazione fosse stata considerata non legittima da due funzionari dell’Area Vigilanza della Banca d’Italia. Secondo tali intercettazioni, alla base dell’approvazione del Governatore ci sarebbero stati rapporti non ufficiali tra lo stesso Governatore ed un gruppo di imprenditori, politici e la stessa moglie del Governatore. In seguito a questa inchiesta, Antonio Fazio ha rassegnato le dimissioni da governatore della Banca d’Italia il 19 dicembre 2005. È stato l’ultimo Governatore a vita, poiché a causa del suo comportamento si è ritenuto necessario rendere la carica non più a vita.
Del conferimento  della laurea a Catagirone avevamo già parlato nel post Laurea honoris causa all’ecomostro.
Sulla contestazione degli studenti  ecco un video realizzato dal Gruppo Azione Risveglio

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