Categories: GiustiziaPolitica

Appesi a un filo

Sembra una barzelletta: io procedo a intercettare il tuo telefono solo se ho evidenti indizi di colpevolezza. Vale a dire, ti intercetto solo se non ne ho bisogno. Invece, presto potrà essere una realtà giuridica, sulla quale anche una parte dell’opposizione – prima dell’estate – dichiarò che si poteva discutere.
A breve verrà ripreso dal Parlamento il disegno di legge sulle intercettazioni per la sua approvazione definitiva. Secondo il disegno di legge si potrà procedere a intercettazioni solo in presenza di “evidenti indizi di colpevolezza”, salvi i casi di reati particolarmente gravi (quelli di cui all’art. 51 commi 3 bis e 3 quater c.p.p., ossia mafia, terrorismo, prostituzione minorile e altri) per i quali basterebbero sufficienti indizi di reato.
Più volte abbiamo denunciato la scarsa azione repressiva della nostra magistratura inquirente. Se si approvasse questo disegno di legge vi saranno ancora meno possibilità di perseguire reati tanto diffusi sul nostro territorio.

In un articolo pubblicato su www.ugualepertutti, Michele Leoni, giudice del Tribunale di Forlì, solleva obiezioni critiche che suscitano serie preoccupazioni circa la possibilità di perseguire reati.
“Anzitutto ci si è chiesti come lo stesso presupposto che sta alla base di una misura cautelare e anche di una sentenza di condanna, ossia gli evidenti (rectius, gravi) indizi di colpevolezza, possa essere, nel contempo, quello che consente l’inizio di un’attività di ricerca della prova. In effetti è un nonsense. Se già vi è una persona gravemente indiziata, che bisogno c’è, ormai, di intercettarla? E inoltre, occorre che vi sia già un indiziato grave per intercettare altre persone? Secondo quale logica si potrebbe intercettare una persona non indiziata solo se vi è già una persona indiziata? Quale principio si nasconderebbe dietro questa regola? Non v’è traccia di un simile principio nel sistema penale, e tanto meno nella Costituzione. Non dovrebbe quindi essere così…
Anche il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia – in un articolo pubblicato su Articolo21 – non usa mezzi termini per criticare il disegno di legge: “Stabilire che si possano disporre le intercettazioni solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza e non di reato ne impedirà di fatto l’utilizzo, arrecando gravissimi danni anche alle indagini sulla criminalità mafiosa. Perché, se è vero che le nuove norme non si applicano ai processi per mafia è vero anche che molti procedimenti che poi si trasformano in indagini per associazione mafiosa sono avviati a carico di cosiddetti insospettabili, quindi con procedimenti ordinari su cui si applicherebbero le nuove norme”.
Leggi  gli articoli in archivio:  Leoni ;  Ingroia

Argo

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