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Inaugurare e abbandonare, l'industria delle ristrutturazioni

Tratto daNesima: Palasport, piscina e parcheggio prima l’abbandono, poi la devastazione, di Rocco Angelico, in Quotidiano di Sicilia del 17.9.2009
Inaugurato nel 2003 e utilizzato per poco più di un anno per grandi manifestazioni sportive e di spettacolo, il  Palanesima, un impianto polifunzionale da 6500 posti, come mai Catania aveva avuto, sorge accanto alla grande piscina olimpionica e, insieme ad altri impinti sportivi, avrebbe dovuto costituire la Cittadella dello sport catanese. Abbiamo scritto ‘avrebbe dovuto’ perchè in effetti versa ormai da anni in completo abbandono ed è in balia dei vandali: privo di luce e di acqua, depredato dei cavi di rame, di parte delle recinzioni, dei cancelli di ingresso e dei motori di condizionamento.
Solo dopo l’istallazione di un impianto di videosorveglianza interna (meglio tardi che mai) questo processo di vandalizzazione pare essersi attenuato.
Ma all’esterno la situazione è, se possibile, ancora peggiore: in tutta la zona i tombini sono stati divelti, il parcheggio è stato distrutto, asportata la recinzione e i tre cancelli di ingresso, distrutto il sistema delle bocche antincendio, alcuni pali di illuminazione risultano pericolanti; infine, nelle vie di accesso agli ingressi delle strutture sportive, e l’elenco potrebbe ancora continuare.
Ma, dato che si spera di ospitare a Catania, fra un anno, alcune partite del campionato mondiale di pallavolo, mentre è stata avanzata la candidatura nientemeno che per ospitare in città la finale dei mondiali di scherma nel 2011, mettendosi  addirittura in concorrenza – udite, udite! – con Chicago, Budapest e Xian Nin (Cina), ecco la parola magica: ristrutturiamo!
Antonio Scalia, assessore allo Sport del Comune di Catania, ha infatti dichiarato di essere in attesa della decisione formale del Credito sportivo di Roma che starebbe per deliberare la concessione di un mutuo di 3 milioni per ristrutturare il PalaNesima, per cui spera che entro il prossimo mese di maggio potranno essere completati i lavori che renderanno nuovamente utilizzabili le strutture.
Che bello! Ci sono ancora anime candide che credono nelle favole! Ma, fuori dall’ironia, è mai possibile che dalle nostre parti si approntino incessantemente strutture pubbliche che sono subito destinate all’abbandono e al degrado? Quali interessi si nascondono dietro questo continuo restaurare e ristrutturare?

Argo

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