In seguito i precari si sono spostati al vicino Istituto Tecnico Industriale “Guglielmo Marconi”, dove, in occasione dell‘inaugurazione dell’anno scolastico, era prevista la visita del direttore generale dell’ufficio scolastico regionale per la Sicilia, Guido Di Stefano. Di fronte al direttore Di Stefano i rappresentanti dei precari hanno ribadito il loro no ai contratti di disponibilità, la loro opposizione alla creazione di classi sovraffollate, inevitabile conseguenza del taglio delle organici, e hanno portato perplessità non solo relative al proprio futuro, ma anche e soprattutto relative alle conseguenze che i cambiamenti apportati dalla ministra Gelmini possano avere sul futuro degli alunni. Cambiamenti che per ora si manifestano sotto forma di tagli sul budget, evidentemente non indipendenti dal Ministero del Tesoro, e tali e tanti da aver reso appropriato per la ministra il soprannome di Gelmonti.
Il preside del Marconi, prof. Orazio Lombardo, ha manifestato la propria solidarietà ai docenti e ai collaboratori scolastici licenziati. Molto amaro, invece, il comportamento dei lavoratori di ruolo, specie docenti, che non solo non hanno appoggiato i colleghi precari, ma hanno spesso polemizzato con loro. La lotta dei precari della scuola nasce dal desiderio e dal bisogno di conservare il proprio posto di lavoro, ma allo stesso tempo è lotta per la qualità e l’innovazione della scuola pubblica e per il diritto allo studio, e in questo senso ci riguarda tutti. Perché deve importare a tutti, nessuno escluso, che dalla scuola pubblica escano cittadini resi consapevoli e non manipolabili.
Alleghiamo una lettera spedita alla redazione di Argo da una docente precaria, da leggere come spunto di riflessione sulla attuale situazione della scuola pubblica.
Scuola pubblica. Storia sociale di una colonna infame
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