Che fine farà la Vespucci?

Sembrerebbe una trovata da teatro dell’assurdo… Eppure è la verità. L‘edificio scolastico che ospita l’istitutovespucci_scuolavespucci_scuola comprensivo A. Vespucci sarà molto probabilmente demolito per essere ricostruito pochi metri più in là. E non perchè la struttura sia fatiscente o inadeguata. Si tratta anzi di una costruzione all’avanguardia, solida, rispondente ai requisiti antisismici, dotata di  palestre, laboratori, teatro e auditorium… Qualcosa di avveniristico in un contesto come il nostro. L’edificio deve essere demolito perchè così stabilisce l’accordo, firmato il 30 maggio del 208 , tra il commissario Emanuele e i proprietari delle aree di Corso Martiri della Libertà. La scuola fu addirittura venduta, come abbiamo scritto sul Argo il 16 dicembre scorso (A.A.A. Scuola vedesi).
Nella relazione  allegata al famigerato accordo, il Commissario affermò che di quella scuola non c’era bisogno. Molto più importante e urgente era risolvere l’annoso problema del Corso dei Martiri (che affronteremo presto nel suo complesso), di cui la ubicazione della scuola costituisce solo un annesso.
Adesso, però, dopo le proteste della opposizione, dei sindacati (vedi La periferica del 31 luglio), delle famiglie e dei docenti della scuola (vedi scheda sulla Sicilia del 6 u.s.), il sindaco è pervenuto a una soluzione salomonica raggiungendo un nuovo accordo. E qui interviene il colpo di scena. La scuola sarà demolita, ma verrà ricostruita poco distante, a spese dei proprietri delle aree. Quali sarebbero i vantaggi di questa scelta che appare assolutamnete insensata? Per la città e per gli utenti della scuola, nessun vantaggio. Per i proprietari, evidentemente, molti. Se si accollano le spese della demolizione e della ricostruzione (che avverrebbe sulla piazza Giovanni XXIII, vale a dire della stazione) vuol dire che pensano di ricavare altissimi profitti dallo sfruttamneto dell’area edificabile che si libererà. Non per niente il sindaco è stato accusato di privilegiare gli interessi dei privati pittosto che quelli della collettività.
Altro aspetto assurdo della questione è il ruolo che riveste in questa faccenda il Consiglio Comunale. Esso non ha voce in capitolo sull’accordo stipulato da Emanuele  e modificato da Stancanelli (trattandosi di decisioni che competono alla Giunta), ma deve esprimersi sulla variante che prevede la costruzione della suola nel nuovo sito. Forse se non fosse necessario un voto del Consiglio Comunale, su questa vicenda non si sarebbero accesi i riflettori, come è avenuto nella prima settimana di agosto.
Resta ancora da vedere quale esitp avrà l’esposto presentato dal Comitato in difesa della scuola presso la Corte dei Conti e la Procura della Repubblica.
Leggi sul nostro archivio l’articolo di Pinella Leocata

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