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Nè Cuffaro nè Lombardo

In Italia gli inceneritori sono 52 e trattano quattro milioni di tonnellate di rifiuti. Secondo il piano di Cuffaro del 2002, in Sicilia ne sono stati previsti quattro (Bellolampo, Augusta, Campofranco e Paternò), capaci di trattare complessivamente all’incirca 2 milioni di tonnellate, quasi la metà dei rifiuti inceneriti in tutta la penisola. Si tratta, infatti, di impianti di dimensioni molto grandi, tra i più grandi d’Europa.
Persino i quattro inceneritori della Campania, Acerra compresa, sono pensati per poter smaltire quantità minori (1 milione e 200 mila tonnellate).
Perché queste dimensioni e questa capacità così ampie? E’ una risposta ad esigenze del territorio?
Sembra proprio di no. La stima della quantità di rifiuti da incenerire in Sicilia (al netto dalla raccolta differenziata) è di soli 600 milioni di tonnellate.
Cosa accadrà, dunque, se questi inceneritori saranno costruiti?
Le società che se ne aggiudicheranno la gestione avranno l’interesse di farli lavorare al massimo per ricavarne il massimo profitto. Il bisogno di avere grandi quantità di rifiuti da incenerire avrà come conseguenze:

  1. ostacolare, piuttosto che incoraggiare, la crescita della raccolta differenziata, in modo da avere più materiale da incenerire,
  2. tendere a bruciare anche sostanze che non andrebbero bruciate perché la loro combustione genera gas dannosi
  3. importare rifiuti da altre regioni trasformando la Sicilia nella pattumiera d’Italia (e perché non d’Europa?)

E’ evidente che questa realtà è in netto contrasto con gli interessi dei cittadini, cioè con il nostro benessere.
A noi, infatti, conviene:

  • il rispetto dell’ambiente, perché un ambiente sano ci fa stare bene ed evita la diffusione di malattie come il cancro, le leucemie, le sindromi autoimmuni etc (e vedremo quali siano le conseguenze dannose della combustione….)
  • la crescita della raccolta differenziata, che è legata al riciclo e al riuso, con conseguenze anch’esse “virtuose” (es, il riciclo della carta permette di abbattere meno alberi etc)

Ma Cuffaro non è più governatore della Sicilia e Lombardo afferma di voler cambiare musica.
La sua proposta, a quanto risulta, prevede “impianti di dimensioni sensibilmente più piccole”(Ignazio Panzica), meno costosi, più numerosi (6/7) e soprattutto di ultima generazione dal punto di vista tecnologico.
Il motivo addotto è quello di non voler smentire la sua adesione alla ricerca di energia pulita (manifestata in occasione della lectio magistralis di Rifkin a Palermo) e di perseguire il conseguimento degli obiettivi dell’Unione Europea (compresa la crescita della raccolta differenziata).
Tutto bene dunque? Non proprio.
Intanto le motivazioni potrebbero essere meno nobili.
Con il piano Cuffaro alle ditte vincitrici della gara era stata data una “concessione” che comportava la “cessione irrevocabile di titolarità e proprietà di: progetti, terreni, autorizzazioni, titoli di finanziamento pubblico” (Ignazio Panzica), con l’effetto di “spogliare la Regione di ogni prerogativa, sia di programmazione del settore rifiuti che di loro legittimo controllo diretto.”
Questa espropriazione non poteva essere supinamente accettata da Lombardo, perché limita il suo potere, indipendentemente dal fatto che egli voglia davvero perseguire il vantaggio e la salute dei siciliani o soltanto pretendere il controllo politico ed economico dell’affare inceneritori.
Lombardo, quindi, ha tutto l’interesse di mandare a monte il piano Cuffaro (tanto più nel momento in cui i suoi rapporti l’ex governatore e con l’Udc sono pessimi) e di prendere saldamente in mano le redini della situazione.
Ma a noi cittadini più che le motivazioni interessano le conseguenze.
Avere inceneritori più piccoli e più numerosi è davvero un vantaggio?
Lombardo, nelle sue dichiarazioni, ha messo in evidenza il fatto che inceneritori più piccoli sarebbero meno costosi e potrebbero essere costruiti più rapidamente. E questo è vero. Egli teme, tra l’altro, se non rispetta alcune scadenze, di perdere buona parte dei finanziamenti.
Ma la domanda di base resta. Abbiamo davvero bisogno di tutti questi inceneritori?
La cosiddetta emergenza rifiuti non rischia di essere un pretesto? Se tutti la temiamo, per scongiurarla non baderemo al fatto che si utilizzino soldi pubblici solo per fare affari privati
L’esperienza insegna che, se si fa seriamente la raccolta differenziata, separando l’umido (es prodotti biodegradabili come gli avanzi da cucina), la carta e il cartone, la plastica, i rifiuti speciali etc, non resta quasi nulla da buttare (e quindi da bruciare). Chiunque abbi fatto la prova può confermarlo.
Se la raccolta differenziata sarà incentivata e si diffonderà, il bisogno di incenerire i rifiuti si ridurrà a tal punto che non solo i megainceneritori alla Cuffaro, ma anche i 6/7 piccoli impianti ipotizzati da Lombardo risulteranno sovradimensionati o soprannumerari, comunque non necessari.
E, viceversa, se questi impianti saranno costruiti, la crescita della raccolta differenziata subirà uno stop.
Cosa vogliamo davvero? Se desideriamo un territorio più salubre, se vogliamo realizzare gli obiettivi dell’Unione Europea, se vogliamo combattere gli sprechi di denaro pubblico (accaparrato da pochi), dobbiamo dire di no agli inceneritori.
A noi siciliani non convengono.
Sull’argomento leggi il post Affari sospetti del 5 Luglio
L’articolo di Ignazio Panzica su SiciliaInformazioni
il già citato articolo di Carlo Ruta  (Rifiuti in Sicilia. Le prospettive di un affare da cinque miliardi di euro)

Argo

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