La percezione del fenomeno mafioso tra i giovani

Un’indagine sulla percezione del fenomeno mafioso, condotta dal Centro studi Pio La Torre, su un campione di 2500 studenti di  51 scuole medie superiori siciliane,  rileva una maggiore consapevolezza e conoscenza del fenomeno da parte degli studenti assieme alla convinzione diffusa che lo Stato non combatta la mafia e che la politica sia collusa con essa. Si constata che il nodo mafia-politica rimane inesplorato e prevale una forma di rassegnazione.
Forte è percepito il rapporto tra mafia e arretratezza economica (77%), si ritiene infatti che la presenza della mafia incida negativamente sull’economia della Sicilia. D’altra parte il basso livello di sviluppo e le scarse opportunità di lavoro permettono alla mafia di continuare ad esistere. Purtroppo quello che ne scaturisce è una sorta di giustificazione dell’arruolamento o comunque del fiancheggiamento per necessità (o come scorciatoia). “Alle affermazioni positive sulla netta percezione della mafia come ostacolo allo sviluppo si sono sovrapposti i dubbi sulla possibilità di trovare lavoro restando fuori dell’area della mafia. ..”
Secondo l’opinione dominante, in Sicilia lo Stato è assente (54 per cento), la mafia, al contrario dello Stato, sa come farsi rispettare (61 per cento), la mafia è forte perché s’infiltra nello Stato (84 per cento), la mafia è più forte dello Stato (54 per cento). Tenui sono le speranze su una definitiva sconfitta della mafia: solo uno studente su due crede che la mafia potrà essere definitivamente sconfitta…
Non sono altrettanto solide le “certezze” quando l’intervistato viene chiamato ad ipotizzare le strategie che lo Stato dovrebbe perseguire per sconfiggere la mafia: il 29 per cento dà la priorità all’educazione dei giovani alla legalità mentre il 36 per cento ritiene che lo Stato, per sconfiggere la mafia, dovrebbe colpirla nei suoi interessi economici oltre che potenziare il controllo del territorio.
La Scuola ha sicuramente un ruolo fondamentale nella formazione. Essa può educare adottando metodi operativi e dialogici sui fatti quotidiani e invitando i giovani ad osservare le illegalità presenti nell’ambiente in cui vivono. Spesso, tuttavia, la funzione della scuola è vissuta come una delega da parte di chi ha un ruolo sicuramente più incisivo nella trasmissione dei modelli: ci riferiamo alla famiglia e ai politici che, comunque, noi stessi scegliamo.
NON SCENDERE A PATTI MAI dovrebbe essere lo slogan.
“I giovani sentono parlare troppo, ma vedono fare poco da parte delle Istituzioni: le forze dell’ordine, a livello locale, spesso sono poco attive dinanzi ai fenomeni malavitosi che accadono… e…poi ancora…dopo la visita ai beni confiscati alla mafia, i giovani si sono chiesti come mai fossero così poche le proprietà dei mafiosi e dove sia andato a finire l’immenso impero conquistato dalla mafia, spargendo sangue onesto. Ecco perché i giovani lasciano trasparire una malinconica sfiducia nella sconfitta della mafia, sentendosi deboli dinanzi alle lungaggini dei difficili meccanismi politico-giudiziari che soffocano il loro entusiasmo e la loro voglia di denunciare, gridare…. parlare”.

Argo

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