Non bastava la criminalità organizzata con le sue minacce e intimidazioni, i suoi agguati e attentati. Nè le
Di fronte al rinvio a giudizio, l’Ordine regionale “rilancia” con la costituzione di parte civile. Una decisione, questa, presa quasi all’unanimità, con l’eccezione del suo presidente che si è astenuto. Lui, forse, ricorda ancora le minacce mafiose ricevute da giovane cronista, minacce che lo hanno costretto a lasciare le redazioni per riparare nei ranghi di un ufficio stampa istituzionale.
La condanna dell’Ordine siciliano sconcerta in assoluto. Anche perchè visitando il sito dell’Ordine nazionale ci si imbatte subito in un encomio per Pino Maniaci che recita così: “Il consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti manifesta viva preoccupazione per le minacce della criminalità organizzata a Telejato, coraggiosa emittente di un’area ad alta densità mafiosa. Invita le autorità a fornire a Pino Maniaci e al suo staff …la protezione necessaria a garantire loro la possibilità di continuare nella vibrante informazione antimafia che caratterizza l’emittente…punto di riferimento per i cittadini onesti…Si impegna ad assumere ogni iniziativa utile finalizzata a garantire le libertà di Telejato, testimone di un impegno civile destinato a far crescere la speranza di quanti vogliono vivere in una società libera”.
Che ci sia un po’ di disaccordo tra i sacerdoti del codice deontologico italiani e quelli isolani?
E l’Ordine nazionale non è il solo a scendere in campo a difesa di Maniaci e di Telejato, emittente coraggiosa e generosa al punto da cedere alle testate nazionali l’esclusiva dell’arresto di Lo Piccolo.
La lista è lunga. C’è il Corriere e Repubblica, il Manifesto e L’Unità. C’è Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della Stampa e Carlo Gubitosa, scrittore e giornalista free lance (www.giornalismi.info). Riccardo Orioles, giornalista libero quant’altri mai e Antonella Serafini (www.censurati.it).
Insomma l’Ordine siciliano è isolato e ci fa proprio una figuraccia. Verrebbe da dire con Alberto Sordi in Fumo di Londra: “E non facciamoci sempre riconoscere!”
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