Mentre la Sicilia affonda, a Palermo si discute (di poltrone)

Le cronache politiche siciliane di queste ultime settimane sono segnate, tanto per cambiare, da una interminabilereport18newsreport18news guerra per bande tutta interna alla maggioranza di centro-destra, che stavolta ha come oggetto la ristrutturazione del sistema sanitario e la designazione dei nuovi dirigenti dei dipartimenti dell’amministrazione regionale.
Chissà se questi nostri amministratori hanno avuto il tempo, fra un agguato parlamentare e l’altro, di dare almeno una sbirciatina al Rapporto semestrale sulla situazione congiunturale dell’economia nel Mezzogiorno, curato dalla Fondazione Curella e dal Dipartimento di studi territoriali e presentato a Palermo lo scorso 20 gennaio. Si tratta in particolare di indicatori che riassumono l’andamento dell’economia per il 2008 e che, già da soli,  sono estremamente preoccupanti, anche mettendoli a confronto con il dato del centro-nord.  Tranne quello riguardante la produzione agricola, infatti, (+ 0,5, contro +1,2), tutti gli altri fattori produttivi sono di segno negativo: la produzione industriale (- 3,7 contro – 2,3); il settore dei servizi (- 0,8 contro + 0,5); il turismo (- 0,4). Parallelamente i consumi sono calati dell’1,3 (contro l’1,1) mentre il PIL, come dato riassuntivo, ha registrato un – 1,3 (contro il – 0,2 del centro-nord).
La situazione peraltro è destinata a peggiorare se si considera che l’intera economia mondiale è entrata in una fase di grave recessione che si ripercuoterà con effetti moltiplicatori sulle aree economiche già fragili: la previsione per l’anno in corso parla di un ulteriore arretramento a – 1,5 del PIL dell’economia meridionale e di un aumento dell’indice di disoccupazione che dovrebbe passare dal 12,4 al 14,5.
Ma il dato in assoluto più negativo è quello che segnala una notevole ripresa dei flussi migratori verso il nord, dell’ordine di circa 270 persone l’anno (fra permanenti e temporanee), in buona parte giovani fra i 20 e i 45 anni, un quinto dei quali laureati.
Si tratta di un vero e proprio drenaggio di risorse umane e intellettuali che impoveriscono il Sud e comunque ne rallentano la crescita, per non parlare della perdita economica, calcolabile nell’ordine di 17 miliardi di euro l’anno, derivata dall’investimento che si è fatto su questi giovani per crescerli e formali.
Certo non è consolante constatare, solo per fare un esempio, che il governo Berlusconi, nei prossimi cinque anni, ha intenzione di depauperare di ben 16.600 milioni di euro il FAS (Fondo per le aree sottoutilizzate), istituito per favorire gli investimenti infrastrutturali soprattutto nel Mezzogiorno!
E’ eccessivo chiedere alla nostra classe dirigente di dedicare un quarto d’ora del loro prezioso tempo per riflettere su questi (a altri) dati di realtà?

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ninoinde

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